Matthew Bellamy, carismatico leader del complesso britannico Muse, si confessa al Sun, raccontando i retroscena a base di mazzette della trasferta romana del gruppo, il 6 luglio scorso. Secondo Bellamy sarebbero state corrotte delle persone con tangenti di migliaia di euro per poter utilizzare effetti pirotecnici durante il concerto.
“Abbiamo dovuto corrompere della gente con migliaia di euro per essere autorizzati a sparare i nostri fuochi d’artificio” dichiara Bellamy al tabloid britannico, aggiungendo anche che è stato necessario coinvolgere anche l’ambasciata inglese, e alla fine un po’ sorprendendosi di quanto questo genere di contrattazioni possano essere costose.
Incontrando problemi pressoché ovunque per il carattere pirotecnico dei propri spettacoli, Bellamy, senza entrare troppo nei dettagli, ci fa sapere inoltre che i Muse hanno a disposizione un plotone di commercialisti ed avvocati che si occupano di discutere con le amministrazioni locali, polizia e promoter.
A quanto pare si tratta di una vera e propria prassi. Chissà come la pensano tutti quegli onesti artisti, che senza poter contare (ne voler) su capitali da capogiro e plotoni di “lobbisti” da concerto, devono di volta in volta adattarsi, ad esempio, a dei parametri di sicurezza. Certo, se volevano più spettacolo, dovevano scalare le classifiche, diventare dei divi e assoldare la giusta quantità di mastini. Tutti amanti della musica, delle mazzette e dei fuochi d’artificio.
Questo, senza dimenticare, che anche le mazzette creano lavoro, spesso necessario per chi confeziona fuochi pirotecnici e non è milionario. Ma è davvero questo l’unico modo per ottenere dei risultati?