Scordiamoci baby parking affollati, altalene dondolanti e scolaresche vocianti all’entrata dei musei.Il futuro della popolazione europea (e di quella mondiale) è un ineluttabile depopolamento. Neanche la pandemia è riuscita a ribaltare la situazione: ci si aspettava un boom di nascite per il 2021 e invece la natalità è ulteriormente diminuita rispetto all’anno precedente.
In Italia, per esempio, i bambini nati a Dicembre 2020 e concepiti nel primo mese di lockdown sono diminuiti del 10,3 % rispetto a quelli venuti al mondo nello stesso mese del 2019. Una situazione analoga a quella francese, dove a Gennaio 2021 la natalità si è abbassata del 13% rispetto a quella dell’anno prima. Stessa storia anche in Spagna (con una diminuzione del 20% registrata a Gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2020), in Germania e Regno Unito.
Ma il baby bust (ovvero il crollo della natalità registrato nel post-pandemia) non ha risparmiato nemmeno la Cina: anche qui si è registrata una riduzione da record, con un calo del 18% dei nuovi nati rispetto al 2019.
Se la Cina di Xi Jinping tenta di invertire l’andamento della curva introducendo la possibilità di avere un terzo figlio e assicurando agevolazioni fiscali e incentivi su spese abitative ed educative, ci sono però dei Paesi in cui la soluzione più semplice sembra essere rappresentata dalle politiche restrittive.
È questo il caso degli Stati Uniti, in cui dall’inizio del 2021 quindici stati hanno emanato severe misure antiabortiste. Influenzati da una cultura conservatrice e di stampo puritano, nonchè liberi di legiferare in incompleta autonomia rispetto al governo centrale, molti stati hanno da tempo cercato di scoraggiare le donne dal ricorrere a una procedura di aborto. Al momento, si contano 561 leggi antiabortiste negli Stati Uniti. Il caso più eclatante arriva dal Texas, dove il governatore Greg Abbott ha introdotto nel Maggio scorso una legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo la sesta settimana.
Un periodo nel quale molte donne non hanno ancora scoperto di essere incinte e non esiste oltretutto la possibilità di evidenziare eventuali malformazioni dell’embrione. Forse proprio a causa delle recenti svolte restrittive, oltre che per le già inadeguate misure di assistenza sanitaria rivolte alle neo-mamme (gli Stati Uniti sono l’unico paese industrializzato in cui la mortalità materna è in aumento, e colpisce prevalentemente le donne afro-americane), molte americane stanno ora rinunciando alla maternità, pur di difendere il proprio diritto alla salute, alla carriera e all’indipendenza economica.