Verbania, il gestore della funivia del Mottarone si sfoga: "Soffro per quei morti, mi sento già in croce"

Lo ha detto Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie Mottarone S.r.l. la ditta che gestisce l'impianto di risalita in provincia di Verbania, lì dove domenica scorsa una cabina è precipitata al suolo uccidendo 14 persone. L'uomo è molto provato ed è stato fermato dai carabinieri insieme ad altre due persone.

Verbania, il gestore della funivia del Mottarone si sfoga: "Soffro per quei morti, mi sento già in croce"

“Soffro per quei morti, mi sento già in croce”. Queste sono le parole di Luigi Nerini, proprietario della ditta che gestisce l’impianto di risalita Stresa-Mottarone e arrestato nelle scorse dai carabinieri insieme ad altre due persone per l’incidente avvenuto domenica scorsa, dove 14 persone hanno perso la vita a seguito della caduta di una cabina della funivia. L’uomo è finito nel registro degli indagati della Procura di Verbania, essendo accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo aggravato con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. 

Quando è stato convocato presso la caserma dei carabinieri, intorno alla mezzanotte di ieri, Nerini è apparso molto scosso e provato. Poco dopo in caserma è arrivato il suo avvocato, circostanza che ha fatto capire a tutti che la posizione di alcune persone era cambiata. “È come se fossero morti dei miei parenti, dei miei figli” -così ha riferito Nerini 48 ore dopo il disastro. L’uomo, insieme al direttore e al capo operativo del servizio, in queste ore è stato travolto dal peso mediatico che sta riscuotendo la vicenda in tutto il mondo. 

Gli inquirenti sconvolti

Prima di sottoporre a fermo di indiziati di delitto le tre persone, i carabinieri di Stresa e gli inquirenti hanno affrontato una lunga notte di interrogatori. Sono state sentite decine di persone, poi la svolta è arrivata all’alba. Messi sottotorchio, i tre indagati avrebbero confessato di aver manomesso l’impianto frenante, in quanto da diversi giorni c’erano problemi con alcuni blocchi dell’impianto. Per questo si sarebbe deciso di lasciare attacata la cabina alla “forchetta”, un dispositivo che impedisce al freno di emergenza di attivarsi e che solitamente viene usato per opere di manutenzione. 

Il 3 maggio scorso vi era stato appunto l’ultimo di questi interventi, che però, pare, non si riuscito a risolvere completamente i problemi a cui era soggetto l’impianto. Nelle prossime ore la Procura dovrebbe convalidare il fermo dei tre indagati. Sulla vicenda indaga la procuratrice capo di Verbania, Olimpia Bossi, che sarà affiancata dalla pm Laura Carrera. Nei prossimi giorni verranno effettuati degli accertamenti irripetibili che saranno eseguiti da “esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati del Politecnico di Torino” – così informa la procuratrice. A questi accertamenti potranno partecipare anche gli esperti nominati dagli indagati

Nelle prossime ore dovrebbe anche essere chiaro il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell’impianto, per cui non si esclude che la posizione di altre persone o società possa finire nel mirino degli investigatori. Si tratta di un atto dovuto in quanto si dovrà procedere ad una inchiesta tecnica. Dopo aver ascoltato i dipendenti della società, si procederà con l’incidente probatorio, così come confermato dall’avvocato di Nerini, Pasquale Pantano. Il suo assistito non chiude occhio da domenica e teme le conseguenze giudiziarie dell’inchiesta, che è ancora nella sua fase iniziale. 

 

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