Covid-19, Andrea Crisanti indagato per diffamazione

La segnalazione è giunta alla Procura di Padova da Azienda Zero, braccio operativo della regione. Sotto accusa le dichiarazioni del microbiologo sull'uso generalizzato dei test rapidi. Il fascicolo è stato aperto agli inizi di marzo.

Covid-19, Andrea Crisanti indagato per diffamazione

Il microbiologo Andrea Crisanti risulta indagato per diffamazione dalla Procura di Padova. A presentare la segnalazione nei confronti del professionista è stata Azienda Zero, braccio operativo della Regione Veneto. Secondo l’azienda le critiche dell’esperto al sistema di prevenzione Covid, in particolare all’uso generalizzato dei tamponi rapidi, avrebbero gettato discredito sul sistema della sanità veneta. Il 10 marzo scorso gli inquirenti hanno ricevuto hanno raccolto un dettagliato esposto presentato da Roberto Toniolo, direttore generale della stessa Azienda Zero. 

Gli investigatori procedono dunque per l’ipotesi di reato di diffamazione. Dobbiamo precisare, questo per dovere di informazione, che l’iscrizione nel registro degli indagati di una persona, in questo caso del professor Crisanti, è un atto dovuto, in quanto la Procura ha ricevuto una segnalazione con la quale si invita la magistratura a verificare se sussista l’ipotesi contestata al professionista. Al momento pare non ci siano dichiarazioni da parte dell’interessato. 

Un professionista conosciuto

Durante la pandemia di Covid-19 il professor Crisanti è diventato uno dei volti più noti anche in televisione, e spesso sui media ha espresso le sue preoccupazioni riguardo l’avanzare del coronavirus. Il microbiologo è stato anche intervistato dalla trasmissione di Rai 3 Report, che nella serata di lunedì scorso ha madato un servizio in cui si intervistata proprio Crisanti. 

“La seconda ondata è caratterizzata, penso, dall’obiettivo politico della regione di dimostrare che era tutto merito loro quello della prima ondata e che quindi praticamente avrebbero potuto fare a meno di me” -così aveva detto Crisanti ai microfoni di Rai 3. Il Veneto infatti è diventato un modello in tutto il mondo durante la prima ondata pandemica grazie al caso di Vo’ Euganeo: gli abitanti della cittadina furono infatti testati tutti con tamponi molecolari. Il governatore Luca Zaia decise di chiudere la cittadina e in quell’occasione fu proprio Crisanti a chiamare Zaia, chiedendo alla Regione di finanziare uno screening di massa

L’esperto aveva avuto l’intuizione che gli “asintomatici”, presenti in tantissimi nel paesino veneto, stessero portando in giro il Covid-19. Per quanto riguarda la querela per diffamazione a carico di Andrea Crisanti, dipendente della stessa sanità veneta, si potranno conoscere sicuramente ulteriori particolari nelle prossime settimane. Sarà la Procura a decidere se procedere con le indagini o archiviare il fascicolo.

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