Agostina Belli, un’attrice diventata molto famosa soprattutto negli anni ’70, ha rilasciato un’intervista a cuore aperto al Corriere nel gennaio del 2021. Nell’intervista racconta che sua madre, Adele Dossena, è stata una delle sette vittime del mostro di Milano, un serial killer che non è mai stato incriminato e che sarebbe il responsabile dell’omicidio di alcune donne a Milano, nell’arco temporale che va tra gli anni Sessanta e Settanta.
Nel 1970 Adele Dossena si trovava all’interno della pensione da lei gestita vicino alla Stazione centrale quando è stata uccisa con sette coltellate. La figlia Agostina ha cercato la verità sulla morte della madre per gran parte della sua vita. La madre era separata da suo padre e Agostina viveva col lui. Nel corso dell’intervista l’attrice ha confessato di essere riuscita a entrare in casa di sua madre solo dopo un anno dalla sua morte.
Al Corriere Angelina ha dichiarato a tal proposito: “Abbiamo trovato tutto come lo avevano lasciato. C’era ancora il suo sangue rappreso sul pavimento. E la cosa brutta è che sul tavolo in cucina c’erano ancora due bicchieri, un cofanetto di caramelle ‘Sperlari’ e una bottiglia di liquore. E nessuna di queste cose aveva sopra la polverina per le impronte digitali“.
Angelina Belli ha sempre sostenuto che sua madre abbia aperto la porta al proprio assassino di sua spontanea volontà e che non lo temesse; inoltre, secondo la Belli, il caos in cui si trovava l’abitazione non era che una messinscena per sviare le indagini. In merito ha dichiarato: “C’erano sia l’orologio che la catenina d’oro. Non era uno che voleva rubare“. Le indagini però furono archiviate e successivamente l’attrice assunse un investigatore privato perché continuasse a cercare indizi e piste, ma subì delle minacce che la convinsero ad abbandonare anche quella strada.
Al Corriere ha dichiarato: “Mi avvelenarono il cane, poi rubarono la macchina, quindi iniziarono le telefonate anonime. Voci camuffate che dicevano ‘Smettila o farai la fine di tua mamma’. […] Ne parlai con la polizia che mi suggerì subito di lasciar perdere e di tenere addosso una pistola. Io allora presi il porto d’armi. Ma spaventata da quelle chiamate, ecco, la smisi con la ricerca della verità“.
Finalmente però oggi, dopo mezzo secolo dall’omicidio di sua madre, qualcuno ha ipotizzato che i sette omicidi possano essere collegati fra loro e opera dello stesso serial killer. Tutte le morti hanno qualcosa in comune, a cominciare dall’arma usata per gli omicidi, coltelli, cacciavite o lime; c’è poi il comune denominatore del genere delle vittime, tutte donne dai 20 ai 50 anni, le modalità dell’aggressione e anche il territorio in cui si sono consumati gli omicidi.
Inoltre, secondo Agostina Belli, sua madre sarebbe stata amica della seconda vittima, che fu uccisa nel 1964 e che si chiamava Elisabetta Casarotto. Anche il delitto di Simonetta Ferrero, che passò alla storia come “il delitto della Cattolica” potrebbe essere di responsabilità del killer di Milano. La vittima fu ritrovata nell’estate del 1971 nei bagni dell’università milanese, uccisa con 33 coltellate. Il criminologo Carlo Posa si occupa di portare avanti delle indagini in questo momento, per stabilire se l’ipotesi di Agostina Belli potrebbe corrispondere a verità.