Una serie di scontri ed esplosioni si sono verificati a Hong Kong, ex colonia britannica che la Cina ha trasformato, in meno di 20anni, nella sua cassaforte finanziaria del Sud. Alcuni adolescenti venerdì sono entrati nella sede del governo metropolitano e hanno occupato parte del palazzo davanti a “Civic Square”, nel quartiere degli affari di Admirality. Così esercito e polizia alle prime luci dell’alba hanno fatto irruzione nell’edificio occupato da giorni, e hanno caricato i manifestanti disarmati, con un bilancio provvisorio che parla di 74 arresti e decine di feriti.
I ragazzi erano tutti liceali, studenti universitari e ricercatori, di età compresa tra i 16 e i 35 anni, e tra loro anche il leader del movimento “Scholarism”, Joshua Wong, 17 anni, che da mesi lotta per difendere la democrazia nell’ex colonia inglese e che è anche riuscito a trascinare 13 mila studenti. All’arresto di Wong sono seguite ulteriori proteste e dichiarazioni forti come questa del liceale Wong Kai-keung: “Non ci importa di essere arrestati, né di rimanere feriti, perché vogliamo lottare per conquistare una vera democrazia“. Anche adulti e anziani si sono schierati a sostegno dei giovani, e per impedire nuove repressioni centinaia di famiglie hanno manifestato con i bambini in braccio.
Leung Chun-ying, il fedelissimo dei leader cinesi, non ha voluto ricevere la delegazione dei manifestanti, nè ha motivato gli arresti o rivelato se qualcuno tra i fermati è stato liberato su cauzione. Così sale la tensione e il rischio è quello di un forte scontro tra la dittatura del capital-comunismo cinese e la democrazia del consumismo finanziario occidentale. Verso sera hanno manifestato anche migliaia di attivisti del movimento Occupy Central, che sono contro la dittatura di Stato che vuole continuare ad essere padrona della metropoli-azienda più privata del mondo.
Il leader di Occupy Central, Tai Yiu-ting, ha detto: “La novità più preoccupante non è che la Cina esige di comandare anche con la forza, ma che pretende di convincere Hong Kong e l’Occidente che sta rinunciando a farlo“. La città è stata per ben 150 anni sotto Londra, ed è stata restituita a Pechino solo nel 1997, ma la Cina non intende togliere completamente la sua egemonia e ha comunicato per le elezioni del 2017 una particolare interpretazione del voto democratico: infatti impone un massimo di tre candidati, selezionati dal Politburo. La leader del partito democratico, Emily Lau, dichiara: “Una preselezione farsa, che consegna la scelta al presidente Xi Jinping”.
La maggioranza è convinta che Pechino, oltre al diritto ad un voto libero, confischi presto anche la libertà d’espressione e di stampa, e che continui a imporre “lezioni di comunismo” nelle scuole. In questo modo la metropoli diventerebbe il simbolo democratico della storia riassorbito da una dittatura. Joshua Wong ha dichiarato prima dell’arresto: “Il prezzo per difendere i diritti universali con cui siamo cresciuti sarà alto e sappiamo di doverlo pagare. Ma solo la mobilitazione del mondo può evitare che l’isola diventi, nel Duemila, un’altra Tienanmen”.