Una donna aveva dichiarato di essere stata violentata da un branco di cinque uomini. Le cose, però, sono andate diversamente. La donna era consenziente. A tradirla un selfie.
La mania dei selfie è stata decisiva nelle indagini di questo caso di presunta violenza sessuale. Una donna, infatti, aveva denunciato di essere stata violentata da un branco di uomini che aveva incontrato alla festa popolare della Feria de Malaga, in Spagna.
In seguito alle sue dichiarazioni gli agenti hanno fatto partire le indagini e sono risaliti ad alcuni ventenni, che sono stati accusati di violenza sessuale ai danni della ragazza. Una notizia davvero sconvolgente che per diverse ore ha sconvolto tutta la Spagna.
I ragazzi, però, continuavano a professarsi innocenti, e con il proseguire delle indagini gli agenti si sono resi sempre più conto che qualcosa non tornava. I racconti della presunta vittima, infatti, non corrispondevano con le testimonianze dei presenti alla Feria che gli agenti avevano raccolto.
I testimoni, infatti, avevano visto la ragazza alquanto ubriaca scherzare e giocare con un gruppo di ragazzi. Con il proseguire delle indagini, però, è emerso un indizio decisivo. Sul cellulare di uno dei ragazzi accusati di violenza sessuale, infatti, gli agenti hanno ritrovato un selfie dove la ragazza, presunta vittima di violenza, appariva decisamente allegra e sorridente. Uno scenario decisamente diverso rispetto a quello prospettato dalla donna.
Da indagini più approfondite è emerso che quella foto risale proprio allo stesso orario in cui la vittima sosteneva di essere stata vittima di violenza. Dopo l’insistenza degli agenti la donna è crollata ed ha confessato di aver inventato quella storia perché pentita della notte passata e delle conseguenze che avrebbe potuto avere per lei la diffusione di un video che uno dei ragazzi aveva girato quella sera.
Un incubo terminato, quindi, per questi cinque ragazzi che nei giorni passati hanno dovuto fare i conto con un’accusa terribile. “I primi giorni sono stati terribili: avevamo paura ad uscire di casa, tutti ci guardavano malissimo e sembrava che volessero aggredirci da un momento all’altro. Ora per fortuna l’incubo è finito” ha raccontato uno dei ragazzi accusati.