Covid-19, il ministro Boccia sulla chiusura delle regioni: “Non si può escludere nulla”

Con l’impennata dei contagi registrati negli ultimi giorni, torna lo spettro delle restrizioni già vissute in primavera. Il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia ha infatti dichiarato di non escludere nulla, nemmeno la chiusura delle regioni.

Covid-19, il ministro Boccia sulla chiusura delle regioni: “Non si può escludere nulla”

Il drastico aumento dei contagi da Covid-19 costringe le autorità a riconsiderare la possibilità di introdurre nuove restrizioni. Se al momento viene escluso un lockdown generalizzato, resta però sul tavolo l’ipotesi di dover tornare a chiudere le regioni

A farlo presente è il ministro degli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia a The Breakfast Club su Radio Capital. Come da lui precisato, “le limitazioni di spostamento tra le Regioni non possono essere escluse, non si può escludere nulla in questo momento. La mobilità tra le regioni deve essere salvaguardata, ma la situazione dovrà essere monitorata giorno per giorno.

Detto in altre parole, al momento non ci sarebbero le premesse per introdurre un simile provvedimento, ma non è detto che monitorando costantemente la situazione, lo scenario possa precipitare rendendo indispensabile ridurre gli spostamenti tra le varie aree del paese.

La priorità, oltre alla salute dei cittadini, rimane il lavoro e la scuola. Senza cedere a facili allarmismi, rimane necessario monitorare l’evolversi delle infezioni, agendo con prontezza non appena la situazione lo renderà necessario. La risalita dei casi di contagio era prevedibile, ma il governo si è in mosso in tempo, rafforzando in primo luogo le terapie intensive. Rispetto ad aprile lo scenario è diverso, ma è innegabile che il virus sia tornato a far paura e, in un modo o nell’altro, bisogna convivere con una situazione che si spera potrà essere superata con l’arrivo del vaccino.

Sul punto è intervenuto anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano che, pur escludendo la necessità di un lockdown applicato all’intero territorio nazionale, ha precisato che sulla scorta dell’esperienza vissuta in primavera, nelle prossime settimane a fronte di un probabile aumento dei casi si potrà agire con interventi mirati o “sartoriali”. In queste circostanze, il campanello d’allarme potrà scattare con 7-8mila casi giornalieri e ad una saturazione delle terapie intensive superiore al 50-60 per cento.

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