Difficilmente si può sfuggire alla legge: anche quando si prova a fuggire da essa, c’è sempre un modo o un tempo, per il quale prima o poi bisogna fare i conti con la giustizia. Lo sa bene il signor C.R., tunisino, classe 72′, che in questo periodo risiedeva in quel di Parma, intento a lavorare in qualità di collaboratore domestico, presso una famiglia parmense.
L’uomo, durante il mese di agosto, aveva tutte le buone intenzioni di voler regolarizzare il contratto di lavoro. Si rivolge quindi alla questura competente di Parma, cercando di ufficializzare, dal punto di vista legale, la sua posizione lavorativa, ma qui inizia la storia. L’uomo in questione infatti nascondeva un trascorso con la giustizia italiana abbastanza tumultuoso.
Sembra che in passato, precisamente nel lontano 2011, l’aspirante collaboratore domestico 48enne, venne espulso con accompagnamento alla frontiera, con tanto di divieto di ingresso in Italia per 5 anni. Nel 2014 però, l’uomo venne intercettato a Lecco, accusato quindi del grave reato di reingresso abusivo sul territorio nazionale.
A quel punto la pena è divenuta più aspra: il Tribunale di Como infatti, non ha più emesso il foglio di via per l’uomo, ma lo ha condannato ad un anno di reclusione. Nel 2018 dunque, la procura di Como emette l’ordine di carcerazione, mettendo in pratica la condanna ricevuta, divenuta quindi irrevocabile.
La questione divenne spinosa quando si perse ogni traccia del tunisino, divenuto quindi ufficialmente un latitante. Le notizie riguardo l’uomo si sono perse fino ad agosto 2020, quando si è presentato personalmente alla questura di Parma, terminando così la sua latitanza. Sono stati semplici poi tutti gli accertamenti del caso, da parte del personale dell’Ufficio Immigrazione. La squadra mobile a quel punto ha predisposto il rintracciamento del tunisino, arrestandolo in data 8 settembre. Oggi il signor C.R. è recluso presso la casa circondariale di Parma, in attesa del processo.