Prestito FCA, via libera da Intesa ma Longobardi (Unimpresa) avvisa: non lucrare su chi è con l’acqua alla gola

Unimpresa, associazione delle PMI, rileva che il business dei prestiti alle concessionarie, per FCA, è raddoppiato in quattro anni. Longobardi, presidente onorario, chiede una revisione dei tassi alla luce del prestito pubblico di denaro quasi a costo zero.

Prestito FCA, via libera da Intesa ma Longobardi (Unimpresa) avvisa: non lucrare su chi è con l’acqua alla gola

Viviamo una situazione drammatica e non è ammissibile che ci sia qualcuno pronto a lucrare su chi è con l’acqua alla gola, per altro sfruttando i soldi dei contribuenti“. Così Paolo Longobardi, presidente onorario di Unimpresa, l’associazione nazionale delle PMI, commenta la politica dei finanziamenti di FCA alle concessionarie auto.

La questione è inerente ad uno studio pubblicato dal Centro Studi di Unimpresa, basati sul bilancio 2019 di FCA Bank (la finanziaria del gruppo) dove risulta che i crediti della casa automobilistica ammontano a 10,7 miliardi: 7,7 miliardi si riferiscono a prestiti in favore della clientela (retail e leasing), mentre 3 miliardi e 28 milioni sono in favore dei concessionari di vendita.

Il business dei prestiti per FCA è raddoppiato negli ultimi quattro anni, passando da un monte crediti di 5,6 miliardi a quello attuale. Nel giorno del via libera al “prestito della discordia” di 6,3 miliardi di euro, erogato dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, garantito all’80% dallo Stato (Sace), i rappresentanti delle piccole e medie imprese italiane si tolgono qualche sassolino dalle scarpe.

Se è vero che il prestito, come ha fatto sapere FCA, sarà restituito entro tre anni, ed è soprattutto finalizzato al sostegno della filiera italiana dell’automotive (circa 10mila piccole e medie imprese), Unimpresa si aspetta una sostanziale revisione delle condizioni di erogazione dei prestiti, magari sollecitata da un’opera di moral suasion del governo.

I concessionari sono il core business di FCA, ed il denaro pubblico incassato sarà sufficiente a coprire di fatto le sofferenze finanziarie dell’ex Fiat nei confronti dei suoi rivenditori: inoltre avrà un costo assolutamente contenuto, tra 1-2% il tasso di interesse, a fronte dei crediti erogati da FCA Bank che si attestano tra il 5-6%.

Il timore evidente di Longobardi è che FCA non riduca il differenziale dei tassi di interesse, per trarre margini da attività finanziare non legate alla produzione e alle spalle di imprese già fortemente in crisi.

Continua a leggere su Fidelity News