Tra i provvedimenti allo studio per contrastare gli effetti economici dello scoppio della crisi dovuta al Coronavirus vi sarebbe anche il Reddito di Emergenza (REM), che dovrebbe attivarsi in tutti quei casi attualmente non coperti dal “bonus 600 euro“. Nella pratica si tratta di un sostegno che dovrebbe essere erogato in favore di tutti quei lavoratori esclusi dalle precedenti misure che rischiano di restare senza reddito.
In particolare, si tratta di coloro che non risultano iscritti all’Inps o non rientrano nei precedenti provvedimenti, ad esempio perché possiedono una cassa professionale oppure perché svolgono attività precarie. Si pensi, ad esempio, a stagionali, precari, badanti oppure baby sitter. In questa platea rientrano inoltre coloro che svolgono attività in nero.
Reddito di Emergenza (REM) introdotto ad aprile 2020: si attende un nuovo decreto
Stante la situazione appena descritta, il reddito di emergenza potrebbe arrivare con un prossimo decreto in approvazione ad aprile 2020. Il provvedimento dovrebbe garantire un importo simile alle 600 euro già erogate in favore dei professionisti. Per accedere si chiederà ai potenziali beneficiari di firmare un’autocertificazione, all’interno della quale verrà esplicitata la mancanza di altri mezzi di sussistenza.
Questo procedimento potrebbe garantire un accesso più veloce e immediato al sussidio, visto che i controlli sarebbero effettuati solo in un tempo successivo. Per l’erogazione al momento si sta pensando di ricorrere alla carta di cittadinanza, attraverso la quale è possibile effettuare anche una verifica sui beni acquistati. In alternativa, il REM potrebbe essere erogato direttamente sul conto corrente.
La platea di riferimento riguarda precari, lavoratori in nero o irregolari, coloro che svolgono attività intermittenti, badanti, baby sitter, colf, lavoratori che hanno finito ogni sussidio di disoccupazione, stagionali (camerieri, bagnini, addetti alle pulizie e altri operatori del comparto turistico) e fast job. Il beneficio potrebbe essere erogato per due mesi, prorogabili a seconda del perdurare dell’emergenza.