Coronavirus, l’idea di un medico barese raddoppia i posti in terapia intensiva

Marco Ranieri, medico barese operativo presso l'ospedale Sant'Orsola di Bologna, in seguito alla risapute difficoltà nel reperire ventilatori polmonari, ha avuto un'idea che potrebbe aiutare molti dei pazienti presenti nelle terapie intensive di tutta Italia.

Coronavirus, l’idea di un medico barese raddoppia i posti in terapia intensiva

In questo difficile periodo in cui l’emergenza Coronavirus la fa da padrona, la vita di tutti è cambiata radicalmente. La gente si ritrova costretta a trovare il modo di trascorrere le proprie giornate in casa, mentre negli ospedali, saturi di pazienti in condizioni più o meno critiche, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari si ritrovano in prima linea, sotto stretta pressione, a tener testa all’emergenza; molti ospedali e strutture sanitarie sono ormai al collasso, mancano i posti letto, i medici, gli strumenti e i macchinari sanitari necessari all’assistenza dei sempre più numerosi pazienti contagiati dal virus.

In quest’ottica di quasi disperazione da parte di chi cerca in tutti i modi di aiutare le persone ricoverate, un medico barese, direttore della Anestesiologia e Terapia Intensiva Polivalente del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ha avuto un’idea che potrebbe aiutare molti dei pazienti presenti nelle terapie intensive di tutta Italia. Il medico in questione è Marco Ranieri, classe 1959, professore ordinario del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna, già Ordinario di Anestesia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione all’Università di Torino e della Università La Sapienza di Roma.

Ranieri spiega come si è arrivati all’idea di collegare due pazienti Covid-positivi ad un unico ventilatore polmonare: “Erano ventilati a mano e non sapevano come procedere. Superato il momento di angoscia e di disperazione abbiamo iniziato a lavorare […]e ci siamo accorti che era descritta come ‘bricolage’ la possibilità di collegare un ventilatore a due malati“. E’ stata quindi contattata la ditta di produzione del macchinario, la Intersurgical di Mirandola, la quale si è subito attivata per la realizzazione di un prototipo. Nel giro di due/tre giorni il suddetto prototipo è stato inviato al Sant’Orsola, è stato testato con successo ed è ora in produzione.

La Intersurgical, nata come Starmed grazie a Mario Veronesi e specializzata nella produzione di ventilatori non invasivi, potrà dunque intervenire con questa soluzione anche nelle sue 23 sedi estere, in Paesi come la Cina, la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti. “Normalmente usiamo un ventilatore per un malato, così è invece possibile ventilarne due e quindi raddoppiare la capacità di assistenza di coloro che hanno bisogno di ventilazione artificiale“, sostiene in merito il medico barese, che afferma però di non essere affatto contento di questa situazione, in quanto sintomo del limite di saturazione della capacità di assistenza sanitaria nei confronti della moltitudine di pazienti bisognosi di cure che ogni giorno crescono esponenzialmente di numero.

Ranieri, infatti, approfitta dell’occasione per ribadire, ancora una volta, che finchè la gente non capirà che deve restare in casa la diffusione dell’epidemia non potrà attenuarsi e i medici e le strutture non saranno più in grado di fornire assistenza sanitaria. Il medico spiega, inoltre, che utilizzando un unico ventilatore per due pazienti – soluzione che permetterà di fatto di raddoppiare la capacità di accoglienza delle terapie intensive – è vero che si aumenta la capacità di assistenza, ma allo stesso tempo se ne riduce la qualità, “col significato che quindi siamo a un livello vicino alla disperazione“. Oggi il personale addetto riesce ancora a rispondere alle esigenze dei numerosi pazienti, ma lo fa, purtroppo, con estrema fatica e con forte stress; Ranieri chiede quindi al popolo italiano di aiutare i medici facendo il sacrificio di restare a casa.

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