In Italia i reparti di terapia intensiva sono talmente saturi di pazienti affetti dal coronavirus che un gruppo di medici ha deciso di stilare una linea guida da seguire nel momento in cui si debba scegliere chi curare e chi no. “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio”: questo il titolo del documento pubblicato sul sito della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), che sta scatenando polemiche e accuse di discriminazione.
A capo del gruppo di 7 medici che hanno elaborato il testo c’è l’anestesista Marco Vergano, che in questi giorni lavora presso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, dove le persone contagiate dal Covid-19 sono attualmente 580 con 25 decessi. La sua testimonianza di ciò che sta succedendo in ospedale è forte e attraverso il quotidiano El Mundo manda un messaggio alla Spagna: “Preparatevi“.
Ammette di essere stanco delle critiche che riceve soprattutto dai “luoghi dove l’epidemia ancora non è arrivata”. Perché di un’epidemia si tratta, e occorre applicare i principi della “medicina delle catastrofi“, “perché è esattamente questo che sta succedendo oggi in molti ospedali“, spiega. E aggiunge che se “questa tendenza dovesse persistere, le prossime settimane saranno ancora peggiori“.
Al punto tre del documento di raccomandazioni al personale sanitario è previsto che “può essere necessario stabilire un limite d’età per accedere alla terapia intensiva”, al fine di risparmiare risorse per coloro che “è più probabile che riescano a sopravvivere” e in secondo luogo per “coloro con più anni ancora da vivere“. Riassumendo, si tratta di selezionare i più “salvabili“ per salvare la vita a più persone possibili e non farsi guidare dal principio del “first come, first served”, ossia dall’ordine di arrivo.
Raccomandazioni che sono state il frutto di una lunga discussione, spiega Marco Vergano. “Ogni parola è stata pesata, ponderata alla luce dell’estrema urgenza del momento. Mai avrei pensato di dovere affrontare uno scenario simile. Però è la realtà”.
A coloro che gli hanno mosso delle critiche e che “fanno delle filosofia dal divano delle loro case“, ma anche a coloro che non rispettano le restrizioni e in maniera irresponsabile escono dalle zone rosse il dottor Vergano rivolge un invito: “pensate a quanti di noi (infermieri, medici e operatori sanitari) lavorano oggi nelle zone rosse, con turni massacranti, rischiando l’infezione mentre cercano di salvare quante più vite possono”, e date il vostro contributo stando a casa e rispettando le misure adottate dal governo.
Infine, afferma che molti di noi contrarranno il Covid-19 nei prossimi due o tre anni. Per 9 persone su 10 sarà come un’influenza, ma per quell’uno sarà seria o molto seria. L’importante quindi è non ammalarsi, soprattutto non ammalarsi nel marzo del 2020. “Resistete. È nelle difficoltà estreme che si misura la nostra forza!”.