A Torino il bollettino dei contagi continua a crescere giorno per giorno. Sono passate due settimane dal primo caso di coronavirus riscontrato in Piemonte ed oggi i contagiati sono 207, ma bisogna considerare che fino ieri sera erano 166. Negli ospedali piemontesi sono ricoverate ben 148 persone di cui 38 in terapia intensiva. Mentre 52 persone sono invece ad isolamento domiciliare: al momento i decessi sono cinque. Il Piemonte fino ad oggi ha eseguito 1.046 tamponi dei quali soltanto 713 sono risultati negativi.
La richiesta del presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio
Il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha contattato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere delle misure di contenimento più importanti per quanto riguarda il territorio piemontese. Cirio ritiene che il contagio piemontese è in continua evoluzione e, in base alle osservazioni che gli sono state presentate dalle unità di crisi, ha ritenuto indispensabile contattare il premier Conte e il ministero della Salute per chiedere di incrementare le misure utilizzate in Piemonte, poiché ritiene che le precedenti misure decise dal governo per la regione non siano più sufficienti.
Degli ultimi dati emersi, nelle ultime 48 ore il contagio invece di essere contenuto è aumentato notevolmente. L’aumento smisurato ha portato la regione a valutare l’estrema urgenza e, anche attraverso l’analisi del comitato scientifico nazionale, la possibilità di utilizzare delle misure restrittive molto più pesanti per proteggere la popolazione e contenere l’espansione del virus.
Il focolaio piemontese
L’epidemia avanza sempre di più: quello che preoccupa è la presenza di un ceppo piemontese. Fino ad ora tutti i contagi erano collegati ai focolai lombardi, ma come dichiarato dall’assessore regionale alla sanità, Luigia Luigi Icardi, “la catena si è spezzata”. Ben 15 dei tamponi eseguiti negli ultimi giorni non sono riconducibili ad un perimetro esterno al Piemonte e questo rende, agli occhi di Cirio, ovvia la presenza di un focolaio piemontese e quindi la necessità di considerare il Piemonte una zona gialla.
Proprio questa convinzione ha fatto sì che la regione abbia avviato immediatamente l’assunzione di medici e di specializzandi per poter tamponare l’emorragia del personale sanitario. Il personale che è stato esposto al contatto con i malati è stato contagiato dal coronavirus e quindi non può coprire i turni negli ospedali.
Fino ad ora tutti i tamponi dell’Italia venivano spediti a Roma dove venivano analizzati per la diagnosi definitiva. Ma l’Istituto non riesce più a reggere il ritmo delle richieste in arrivo da tutta Italia. Basta pensare che di tutti i contagiati piemontesi soltanto uno al momento è stato confermato dall’Iss di Roma. D’ora in avanti verranno considerati validi i test eseguiti in ogni singolo laboratorio, perché Roma non è in grado di gestire la mole di richieste, sempre in aumento.