Il cambiamento climatico potrà dar vita alla prossima crisi finanziaria mondiale

A prevederlo è la Banca dei Regolamenti Internazionali, che per il futuro non esclude l’arrivo di una crisi finanziaria di proporzioni bibliche, originata questa volta dal sempre più tangibile climate change.

Il cambiamento climatico potrà dar vita alla prossima crisi finanziaria mondiale

Mentre il mondo si lecca le ferite inferte da una delle più gravi crisi economiche dell’era moderna, c’è già chi ne prospetta un’altra di proporzioni ancor più devastanti. A lanciare l’allarme sulla futura tenuta dell’economia planetaria è la Banca dei Regolamenti Internazionali, l’istituzione creata a supporto e coordinamento delle banche centrali mondiali. 

Nel suo ultimo rapporto intitolato “Cigno verde. Cambiamenti climatici e stabilità del sistema finanziario: quale ruolo per banche centrali, regolatori e supervisori”, gli analisti della più antica istituzione finanziaria internazionale precisano che l’evoluzione della crisi climatica potrà determinare una grande imprevedibilità sui mercati, minando le fondamenta economiche a livello globale.

Riprendendo il concetto diffuso per mezzo della teoria del cigno nero, protagonista del celebre libro dell’ex trader di origini libanesi Nassim Nicholas Taleb intitolato Black Swan, si deve tenere conto che il mondo sarebbe condizionato da eventi rari e imprevedibili il cui impatto determina delle conseguenze di proporzioni colossali. Così è stato con l’invenzione della ruota, con gli attentanti dell’11 settembre, il crollo di Wall Street, e l’arrivo di Google. 

Sulla base di questa premessa, il climate change può determinare degli effetti sconvolgenti simili a quello del cigno nero, un animale che l’uomo ha per secoli creduto non potesse esistere, salvo poi ricredersi una volta scoperta l’Australia. In questo caso, il dissesto ambientale – più che a un cigno nero – dovrebbe essere associato ad un cigno verde.

Il rapporto entra quindi nel merito di quelle che potranno essere le conseguenze dei cambiamenti climatici, sottolineando che, nel caso in cui le banche centrali dovessero rimanere ferme in attesa dei provvedimenti delle autorità governative, potrebbero essere trascinate in acque inesplorate con il rischio di non poter più garantire la stabilità finanziaria e dei prezzi. In altre parole, il tracollo ecologico potrebbe determinare anche il collasso dell’intero sistema economico.

Da qui la politica del wait and see (aspetta e valuta cosa accade) può fin da oggi risultare compromettente. La soluzione dovrebbe invece essere quella di rivedere la posizione delle banche centrali, chiamate ad un ruolo più attivo di stimolo e coordinamento tra governi e settore privato. Il tutto ovviamente avendo come obiettivo quello di raggiungere la stabilità economica ma anche climatica, rendendo più sostenibile la sempre più necessaria transizione energetica.  

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