Il Cinema è furibondo e darà filo da torcere al governo, dopo i tagli al tax credit (che permette ai privati che finanziano il settore di ricevere un credito di imposta del 40% rispetto alla somma stanziata) contenuti nell’ormai famigerato “decreto del fare”.
Eppure Letta aveva assicurato che non ci sarebbero stati tagli alla cultura. In pieno clima di consolidamento fiscale per conto Troika? con l’Euro? Ma davvero qualcuno ha creduto che una simile promessa potesse essere mantenuta.
Dal mondo del Cinema ci saremmo aspettati una maggiore abilità nel riconosce la realtà dalla fiction. Le conseguenze dei tagli vanno dalla mancata realizzazione dei prodotti cinematografici, alla delocalizzazione delle produzioni, all’allontanamento degli ivestitori stranieri, al licenziamento di personale. Il solito effetto austerità.
Ecco cosa scrivono le associazioni dell’Audiovisivo: “Da oggi tutta l’Italia è più povera, più povera di film, immaginazione, cultura, e POSTI DI LAVORO e dovrà tornare ad emigrare per produrre le storie che questo Governo non vuole più che vengano raccontate in Italia. E il Governo intanto continua a raccontare una storia che nessun italiano riesce più a capire“.“
Non c’è altro da aggiungere, e queste parole valgono per tutti i settori produttivi colpiti dalla crisi e dalle soluzioni recessive che vengono imposte da politici asserviti agli interessi europei (che, se non è ancora chiaro, non sono quelli del popolo italiano).
Un giorno, se avremo i soldi e la forza intellettuale necessari, magari ci faremo un film. Solidarietà con i lavoratori della cultura colpiti dalla crisi.