Pensioni, ecco perché nel 2050 il sistema rischia di implodere

Secondo le ultime stime entro la metà del secolo corrente ci sarà un rapporto tra pensionati e lavoratori di 1,1. Il rischio demografico potrebbe abbattersi sul sistema previdenziale.

Pensioni, ecco perché nel 2050 il sistema rischia di implodere

Il comparto pensionistico pubblico sta affrontando ormai da anni sfide difficili, connesse da un lato con l’irrigidimento dei criteri di accesso all’Inps e dall’altro con la tenuta generale del sistema e del bilancio previdenziale. Non è quindi difficile immaginare perché il rischio sia che la coperta risulti eccessivamente corta. Infatti, se il metodo contributivo puro e l’adeguamento all’aspettativa di vita portano a mantenere in ordine i conti, il risultato per i lavoratori che andranno in quiescenza nei prossimi decenni sarà inesorabile.

Le persone si troveranno infatti a confrontarsi con assegni sempre più bassi ed erogati sempre più in là nel tempo. A creare ancora più pressione alla situazione appena descritta vi è poi il cosiddetto modello a ripartizione, secondo il quale i contributi dei lavoratori non vengono accantonati in un apposito fondo, ma utilizzati per pagare le pensioni maturate da chi ha terminato la propria carriera.

Un modello che negli anni del boom economico e demografico consentiva di poter gestire senza troppi pensieri anche criteri di pensionamento generosi tanto dal punto di vista anagrafico, quanto rispetto al tasso di sostituzione dell’ultimo stipendio.

Il problema delle pensioni nei prossimi decenni: entro metà secolo ci sarà solo un lavoratore per ogni pensionato

D’altra parte, quanto appena evidenziato dovrà confrontarsi entro il 2050 con una situazione nella quale per ogni pensionato vi sarà solo un lavoratore in grado di sostenere il relativo peso pensionistico. Una situazione che in tutta evidenza rischia di presentare un conto salato, così come indicato all’interno di un recente rapporto sul welfare diffuso da The European House Ambrosetti.

Il rischio è che nei prossimi 30 anni il sistema produca un forte incremento di pensionati poveri, assieme a lavoratori che faticano a guadagnare l’ingresso nella pensione in età avanzata. Con la prospettiva di appesantire ulteriormente il welfare con 5,7 milioni di anziani non autosufficienti. Ecco perché il sistema di welfare dovrà necessariamente cambiare per introdurre maggiori opportunità di personalizzazione e di flessibilità nelle prestazioni, rilanciando anche il pilastro della previdenza integrativa e garantendo un processo di responsabilizzazione sia dei contribuenti che delle imprese.

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