Facebook ha appena annunciato, tramite i propri canali ed alcune interviste, una serie di iniziative a favore del proprio pubblico di utenti, sia a livello di privacy che di correttezza informativa: tuttavia, non mancano, e anzi continuano, le preoccupazioni per Menlo Park provenienti dalle autorità americane.
Facebook continua ad avere dei rapporti molto difficili con le istituzioni americane, e non solo a livello federale. Il Wall Street Journal ha reso noto che una ventina di Stati avrebbe intenzione di avviare un’indagine anti-trust congiunta, collegata a quella già promossa in ambito nazionale, per appurare se alcuni giranti hi-tech, tra cui verosimilmente Google, Amazon, Apple, e Facebook, abbiano maturato una posizione dominante in grado di penalizzare la concorrenza: il tutto dovrebbe partire il prossimo mese, con i procuratori generali che potrebbero sentire in merito i vertici delle aziende coinvolte.
Ormai chiuso il caso Cambridge Analytica, con una maxi multa, la Federal Trade Commission ha iniziato a indagare Facebook in ambito anti-trust, per capire se le sue acquisizioni più celebri siano state fatte per evitare l’affermarsi futuro di pericolosi concorrenti, in modo da mantenere una posizione dominante in ambito comunicazione 2.0: sulla questione è tornato a pronunciarsi il presidente della FTC, Joseph Simons che, in un intervista al Financial Times, ha spiegato che le indagini potrebbero concludersi con molte prospettive, ma che la prefigurata integrazione tra le principali app del gruppo di Menlo Park renderebbe più difficile, un domani, convergere su delle ipotesi di scorporo, con annesse dismissioni di asset strategici.
Nel corso di un post sul blog ufficiale della piattaforma, Erin Egan, la responsabile per la privacy di Facebook, ha annunciato il roll-out in corso, a partire da Irlanda, Spagna, e Corea del Sud, con altre nazioni che seguiranno nei mesi a venire, di una nuova funzione, “Off-Facebook Activity”, per la tutela della privacy.
Quando un utente opera fuori dal social, magari visitando un sito o loggandosi a un servizio tramite il Facebook Log-in, diversi dati relativi a preferenze e interessi, associati univocamente al codice del suo smartphone, vengono instradati al social che, ricevendo la visita dell’utente, dopo averlo riconosciuto in base al codice menzionato, è in grado di mostrargli ads personalizzate. Proprio per evitare ciò, è stata contemplata la sezione per far sì che Menlo Park si dimentichi di ciò che l’utente fa fuori del suo raggio d’azione: al suo interno, saranno elencati siti e app che inviano i dati, in modo da poter disabilitare il flusso anche da singoli fonti, si potranno cancellare i dati sinora raccolti, ed evitare che ne vengano inviati in futuro.
Infine, un’altra buona notizia, in salsa Facebook, questa volta a proposito della prospettata nuova sezione delle News certificate. Sebbene al momento non si sia sbottonata sui mercati di destinazione della stessa, e sulle testate che vi aderiranno, Facebook ha rivelato al New York Times d’aver avviato una particolare selezione di personale in merito, visto che – dopo una prima scrematura operata dagli algoritmi – sarà pur sempre un team di giornalisti in carne e ossa ad occuparsi fattivamente di scegliere quali notizie verranno effettivamente proposte nella nuova sezione. L’obiettivo, in questo caso, è di evitare che qualcuno, ben conoscendo il modus operandi dell’algoritmo, possa influenzarlo onde assicurare visibilità a certi argomenti, finendo col farli diventare virali, o col costituire una bolla di filtraggio che confermi e polarizzi posizioni già maturate.