Papa Francesco: l’altro è sempre "terra sacra"

Nella catechesi sugli Atti degli Apostoli, "Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!" (At 3,6), Papa Francesco ha parlato di relazione profonda, di dialogo tra Dio e l'uomo.

Papa Francesco: l’altro è sempre "terra sacra"

Nell’Aula Paolo VI, ieri in Vaticano, si sono radunate 6 mila persone per ascoltare la catechesi di Papa Francesco che, dopo la pausa di agosto, ha ripreso a spiegare il libro scritto dall’evangelista Luca: gli Atti degli Apostoli.

Il Santo Padre ha ricordato che gli Apostoli accompagnavano la predicazione del Vangelo con “segni e prodigi” capaci di testimoniare la verità dell’annuncio, ossia che essi agiscono nel nome di Cristo e che Gesù è Figlio di Dio.

Il contenuto della catechesi

Nella catechesi di ieri, Papa Francesco ha parlato della guarigione di uno storpio, miracolo avvenuto ad opera di Pietro. La finalità del miracolo è missionaria, vuole suscitare la fede. È l’ora nona, scrive Luca, l’ora del sacrificio al Tempio, l’ora in cui Gesù è morto donando la sua vita “una volta per sempre“, si legge nella lettera agli Ebrei. In quest’ora, Pietro e Giovanni salgono al Tempio a pregare.

Alla porta del Tempio “Bella”, i due Apostoli vedono un mendicante che, paralitico fin dalla nascita, per la Legge di Mosè, non può entrare nel tempio a pregare. Secondo la mentalità del tempo, all’origine di una qualsiasi malformazione c’è una colpa che rende impuri. Lo storpio diventa per noi il paradigma di tante persone escluse e scartate della società che ogni giorno chiedono l’elemosina.

Il primo dialogo tra i tre protagonisti avviene attraverso “un gioco di sguardi“. Il paralitico vorrebbe chiedere l’elemosina, mentre gli apostoli vogliono offrirgli un altro dono. Pietro, prendendo la parola, gli dice: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!“. Attraverso gli sguardi gli Apostoli “hanno stabilito una relazione, perché questo è il modo in cui Dio ama manifestarsi, nella relazione, sempre nel dialogo” in “un incontro reale tra le persone che può accadere solo nell’amore“. Vera ricchezza per l’uomo, sottolinea Papa Bergoglio, è la relazione con Gesù Risorto.

Lo storpio mendicante non trova denaro, ma Gesù Cristo il Nazareno, nel cui nome è salvato. Pietro, dopo aver invocato il nome di Gesù, ordina al paralitico di mettersi nella posizione dei viventi, in piedi, poi lo tocca e, prendendolo per mano, lo solleva, “immagine della risurrezione“, scrive San Giovanni Crisostomo nelle sue Omelie sugli Atti degli Apostoli.

La Chiesa non chiude gli occhi, ma vede l’umanità nel bisogno e cerca di creare relazioni di amicizia e di solidarietà, e non barriere. La Chiesa è senza frontiere, si sente madre di ogni uomo, si legge nell’Evangelii gaudium, e Papa Francesco ricorda che, come i due Apostoli, la chiesa prende per mano e accompagna per sollevare, non per condannare. Gesù desidera l’incontro della persona con Dio e che “sia felice“. Francesco ha parlato di “arte dell’accompagnamento“, di delicatezza nell’accostarsi alla “terra sacra dell’altro“.

Nella conclusione della riflessione, il Papa ha invitato i presenti a chiedersi: “Noi che cosa possediamo? Qual è la nostra ricchezza, qual è il nostro tesoro? Con che cosa possiamo rendere ricchi gli altri? Ed infine ha suggerito di avere “una memoria grata” nel ricordare i benefici dell’amore di Dio nella propria vita, testimonianza di lode e di riconoscenza, dono da chiedere al Padre. 

Continua a leggere su Fidelity News