Quello che ormai è entrato nel vivo, si appresta a essere uno dei più caldi weekend per Facebook che, bando alle temperature record di questi giorni, non sembra conoscere tregua alcuna a proposito del caso Cambridge Analytica che – anche in Italia – ha comportato una multa piuttosto salata per Facebook.
Sono molte le istituzioni che, in questi mesi, hanno attenzionato a dovere il gruppo social di Menlo Park per il caso che, qualche tempo fa, permise alla società privata Cambridge Analytica, co-fondata – tra gli altri – da Steve Bannon, ideologo sovranista ed ex curatore della comunicazione Trumpiana, di accedere globalmente ai dati di circa 87 milioni di utenti, con informazioni preziose che – acquisite tramite un banale test per la personalità (“This is your digital life”) – vennero poi usati per influire sulle presidenziali del 2016.
Per la vicenda in questione, l’autorità di tutela per la privacy del Regno Unito (Information commissioner’s office, o ICO) ha già sanzionato Facebook con una multa di 500 mila sterline: presto, però, a tale sanzione potrebbe aggiungersi quella dell’Autorità federale americana per il commercio, che – secondo le previsioni di Facebook stessa – potrebbe aggirarsi tra i 3 ed i 5 milioni di dollari (già accantonati per l’eventualità).
Ora tocca all’Italia, col garante per la privacy nostrano che ha appena sanzionato il social network in blu con una multa di 1 milione di euro, per il ruolo rivestito nella vicenda, stabilendo l’entità dell’ammontare menzionato in base alle capacità economiche di Facebook Inc, tenendo conto della consistenza del database di informazioni coinvolte, e del numero di utenti – sia italiani che non – i cui dati sarebbero stati indebitamente trattati.
Già in precedenza, comunque, l’autorità italiana per la privacy aveva emanato dei provvedimenti contro Facebook: nel Gennaio scorso, stanti le violazioni degli articoli 12 e 13 del precedente codice per la protezione dei dati personali, al re dei social era stato chiesto di smettere di trattare i dati degli utenti coinvolti (57 in forma diretta, 214.077 amici dei primi in forma indiretta), rimarcando il fatto che l’informativa fornita era stata generica e onnicomprensiva, e che – loggandosi al test via Facebook Login – a questi utenti non era stata fornita nessuna alternativa alla totale ritrasmissione dei dati a suo tempo conferiti a Facebook. In più, a nulla era valsa la difesa fornita da Facebook in quell’occasione, ovvero sia che iscrivendosi al social si era fornito il consenso a sharare i dati con le app presenti sulla piattaforma.
Nel Marzo scorso, poi, era arrivata una multa di 52 mila euro, a Facebook (in tal modo aveva pensato di aver estinto del tutto il procedimento sanzionatorio in merito a questa vicenda), motivando la decisione con il fatto che non si era fornita un’informativa sul trattamento dei dati, con conseguente non ottenimento del consenso allo stesso, oltre che con la ragione che il social non si era mostrato disponibile a esibire documenti e fornire informazioni in merito.