Pensioni anticipate e Quota 100: più di 100 mila domande, ma c’è un tesoretto miliardario

Nella prima parte dell’anno il numero delle domande di accesso alla pensione anticipata cresce oltre le 100 mila unità, ma rispetto alle stime le richieste raggiungono solo un terzo della platea.

Pensioni anticipate e Quota 100: più di 100 mila domande, ma c’è un tesoretto miliardario

Le previsioni di accesso alle pensioni anticipate inserite nell’ultima Manovra aiutano a fare il punto della situazione rispetto alle domande presentate finora all’Inps da parte dei lavoratori. Se è vero infatti che sono in molti a desiderare di poter uscire dal lavoro con uno sconto rispetto ai criteri ordinari di quiescenza, è altrettanto vero che la strada non sembra in discesa per tutti.

A parlare in tal senso sono infatti i numeri, che indicano il raggiungimento parziale della platea stimata e suggeriscono allo stesso tempo la possibilità che si realizzi una sorta di “tesoretto”. Si tratterebbe di risorse importanti da recuperare per le prossime leggi di bilancio, anche se chiaramente sarebbe allo stesso tempo una chiara sovrastima della portata delle nuove misure introdotte recentemente.

Il riferimento va alla quota 100, che consente l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di contribuzione. Ma anche alla proroga dell’opzione donna, dell’Ape sociale e alle misure previste per i precoci. Nel primo caso al momento risultano accolte circa 84 mila istanze, con proiezioni di spesa (in caso di conferma) certamente inferiori rispetto a quanto preventivato. Il provvedimento ha visto stanziare in LdB 2019 circa 4 miliardi, dei quali potrebbero avanzare circa 1-1,3 miliardi di euro entro la fine dell’anno.

Pensioni flessibili, ecco perché è importante il tesoretto e come potrebbe venire utilizzato

Stante la situazione, appare chiaro che in un momento economicamente delicato come quello attuale eventuali risparmi potrebbero risultare particolarmente graditi al Mef, nonché trasformarsi in una specie di “tesoretto” da utilizzare nei prossimi anni. In questo senso, bisogna infatti tenere presente che la stessa quota 100 è nata come una misura sperimentale di natura pluriennale. Se il trend fosse confermato anche nei prossimi anni, i risparmi complessivi derivanti dal mancato impiego della flessibilità previdenziale alla fine del 2021 potrebbero superare i 5 miliardi di euro.

Una cifra che nel triennio potrebbe addirittura salire fino ai 12 miliardi nel caso in cui venissero confermati i 3 miliardi di risparmi annui derivanti dal mancato pieno utilizzo del plafond destinato al reddito di cittadinanza. Ovviamente, bisognerà capire se tali risparmi verranno effettivamente reimpiegati per il comparto previdenziale e per il welfare, un fatto che nel recente passato non si è rivelato sempre scontato. Anche perché le esigenze di bilancio appaiono molteplici, nonché pressanti per via dei tecnici internazionali.

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