Facebook non conosce decisamente tregua, e non solo in fatto di novità, tra cui il varo dei Facebook Avatarsin ottica anti Snapchat Bitmoji. Il colosso in blu di Menlo Park, infatti, risulta essere finito di nuovo al centro dell’attenzione delle autorità americane, dando nuovo respiro al progetto dei senatori americani Bernie Sanders e Elizabeth Warren di smembrare le aziende (anche hi-tech) troppo grandi.
Secondo il Wall Street Journal, ed il Washington Post, i guai di Facebook con le autorità americane non sarebbero affatto conclusi. Il colosso di Menlo Park, sotto indagine per l’affare Cambridge Analytica, che potrebbe portarle una multa tra i 3 ed i 5 milioni di dollari, è tornato di nuovo sotto la lente d’ingrandimento della Federal Trade Commission americana che, dopo aver ceduto le indagini su Google al Dipartimento di Giustizia USA, si occuperà di Amazon, Apple e, appunto, Facebook, in ottica antitrust, onde appurare l’esistenza di eventuali posizioni monopolistiche da parte di queste aziende che, nelle ultime contrattazioni a Wall Street, hanno di conseguenza ceduto non poco del rispettivo valore.
Jacob Blackstock, forte della sua esperienza nei fumetti e nel gaming, nel 2007 fondò Bitstrips col compito di creare divertenti metodi di comunicazione visiva tra gli utenti: frutto del suo impegno furono gli stickers personalizzati Bitmoji, diventati in breve popolarissimi grazie a strisce fumettose comparse un po’ ovunque nei social. Nel 2016 Bitstrips fu acquistata da Snapchat, con la conseguenza che i Bitmoji, pur presenti mediante app dedicata, hanno finito per confluire nell’app di Evan Spiegel: di conseguenza, Zuckerberg ha deciso di mettersi in proprio, creando qualcosa di simile (come fatto, a suo tempo, con le Storie).
Il risultato si è appena visto con l’arrivo del tool “Facebook Avatar” (scoperto un anno fa dalla leaker Wong) che permette di creare dei personaggi antropomorfi, personalizzando ogni aspetto del loro aspetto e carattere, in modo da ottenere personaggi realistici che possano essere adoperati nei commenti ai post del NewsFeed, come Reaction, e nelle conversazioni private via Messenger (e, di conseguenza, WhatsApp/Instagram, vista l’annunciata convergenza applicativa).
Ad oggi, Facebook Avatar non comprende personalizzazioni dell’aspetto via acquisti in-app, o contenuti sponsorizzati dai grandi brand della moda, ma non è escluso che ciò accada in futuro: quello che è certo è che per poter provare Facebook Avatars, attualmente utilizzabile nella sola Australia come mercato cavia, occorrerà attendere – nel resto del mondo – la fine dell’anno in corso o l’inizio di quello successivo.