Fallimento "Mercatone Uno": 1.800 lavoratori senza posto di lavoro

Con ben 155 negozi chiusi senza alcun preavviso, l'ennesimo episodio di fallimento per la famosa catena della grande distribuzione ha destato la rabbia dei sindacati che chiedono risposte.

Fallimento "Mercatone Uno": 1.800 lavoratori senza posto di lavoro

Milleottocento è il numero dei lavoratori che da un giorno all’altro hanno trovato le saracinesche abbassate nel loro posto di lavoro, senza preavviso alcuno. Addirittura, il fallimento è stato scoperto tramite il social network Facebook. La Filcams-Cgil di Reggio Emilia ha reso noto di fatto che la società preposta alla gestione dell’azienda, la Shernon Holding, ha dichiarato il fallimento.

I sindacati insieme a Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, hanno fatto sapere in una nota “questa notte si è appreso che il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società e i direttori hanno comunicato ai lavoratori il divieto di accedere ai locali aziendali“. Niente lavoro quindi per tanti operai, ma il problema non risiede solo sul piano lavoratori ma anche la clientela ha subito notevoli danni. Molte sono state di fatto le persone che hanno trovato le saracinesche chiuse; a tal merito il segretario della Filcams di Reggio Emilia Luca Chierici ha dichiarato “molta gente si è presentata stamattina nei punti vendita per ritirare merce sulla quale aveva già versato degli acconti nei giorni scorsi per migliaia di euro“.

I sindacati chiedono chiarezza e certezza sul reale futuro dell’azienda, aggiungendo “è una vergogna e chiediamo chiarezza in quanto tutto quello successo negli ultimi 8 mesi con la gestione Shernoon Holding risulta inspiegabile“.

La Shernon Holding aveva acquisito all’incirca 55 punti vendita dello storico brand nell’Agosto 2018, garantendo ad Aprile di quest’anno l’assorbimento di tutto il personale dell’azienda all’insegna della piena continuità occupazionale. Secondo il piano di rilancio, si sarebbero dovuti avere dei ricavi a partire dal 2022 ma, curiosamente, era già stato concordato un incontro col Mise, in data 30 Maggio, per attuare un piano di salvataggio. Questo proprio mentre il tribunale fallimentare di Milano ha decretato il fallimento dell’azienda, lo scorso venerdì.

Ciò che adesso preoccupa ancor di più, oltre al futuro dei lavoratori, sono anche gli accordi che vi erano con le aziende fornitrici, ben 500, che hanno maturato una lista di crediti che ammontano a circa 250 milioni di euro. William Beozzo, direttore dell’associazione, ha inoltre aggiunto: “Sono stati persi altri 8 mesi e ulteriori risorse finanziarie. Ricordiamo che in gioco non ci sono solo i 1.860 dipendenti del Gruppo, a cui mandiamo tutta la nostra solidarietà, ma anche tutti i dipendenti delle nostre aziende, un indotto che coinvolge in Italia quasi 10.000 persone“. Non resta che attendere il percorso giuridico per conoscere al meglio le cause ed eventuali responsabili di questo fallimento.

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