Comincia così “Christus vivit“, ossia “Cristo vive“, l’esortazione apostolica post-sinodale, una lettera che Papa Francesco scrive ai giovani di tutto il mondo. Tradotta in sei lingue e leggibile direttamente dal sito del Vaticano, oltre che pubblicata in un libro in formato cartaceo, la lettera tocca temi importanti, quali il rapporto con Dio, la famiglia, la vocazione, il cyberbullismo, le piattaforme web.
Nei nove capitoli dell’esortazione apostolica, Papa Francesco ha voluto raccogliere il dibattito dell’ultimo sinodo tenuto in Vaticano, offrendo spunti per l’attenzione ai poveri e agli anziani, l’apertura ai migranti e il rifiuto della cultura dello scarto. La percorriamo attraverso la parola “bellezza” citata ben 21 volte nei primi sei capitoli.
La bellezza nell’esortazione del Papa
Nel primo capitolo il riferimento è dato da Sant’Agostino, che dice d’accorgersi tardi della bellezza di Dio: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova! Tardi ti ho amato!“. In questo capitolo il il Santo Padre presenta alcune figure giovani della Bibbia, invitando i lettori a coltivare “cose belle e grandi” per “preparare un futuro pieno di vita e di ricchezza interiore“.
Anche nel secondo capitolo dal titolo “Gesù Cristo sempre giovane“, s’incontra la parola “bellezza”. Il Papa racconta la vita affascinante di Gesù e la bellezza di averlo incontrato, vita da cui sgorgano generosità, servizio, purezza, fortezza, perdono, fedeltà alla propria vocazione, preghiera, lotta per la giustizia e il bene comune, amore per i poveri, amicizia sociale. I giovani – scrive il Santo Padre – possono aiutare la Chiesa a restare sempre giovane, “a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà”. Questa è chiamata dal Santo Padre: “bellezza della giovinezza“. Un lungo elenco di giovani che si sono fatti santi mettendo in luce la bellezza della giovinezza chiude il secondo capitolo.
Nel terzo capitolo il Papa affronta alcuni aspetti positivi e altri negativi, definendo questi ultimo come “cose che succedono”. Francesco parla della “bellezza di essere Chiesa universale“, messa in risalto dai giovani nell’ultimo sinodo a loro dedicato. In questo capitolo s’inoltra nel tema del mondo digitale descrivendo tutta la sua ambivalenza. Mette in guardia i giovani dal cyberbullismo, dal dark web, dalle fake news, senza negare l’apporto che può giungere, anche pastoralmente, dal web, com’è successo con il giovane Venerabile Carlo Acutis, che con le nuove tecniche ha saputo comunicare i valori e la bellezza del Vangelo.
Come in un dialogo, la parola bellezza esce due volte nel quarto capitolo: “Egli sa vedere la nostra bellezza“, e Francesco qui cita Isaia: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo“; è il cuore che risponde alla bellezza di questo annuncio lasciandosi incontrare dal Signore.
Nel quinto capitolo, in cui si parla di sogni e di scelte, il Papa suggerisce ai giovani che il “mondo è pieno di bellezza!“, si tratta di cercarla, di scoprirla e di viverla attimo dopo attimo, con entusiasmo. Ai giovani il Santo Padre parla dell’incontro personale con Dio dopo che il suo amore e la sua bellezza ne hanno catturato il cuore. Questo dialogo a due non isola, ma porta al fratello, alla scoperta della bellezza dell’uomo, della dignità insita in ciascuno in quanto figlio di Dio. Chiude il quinto capitolo parlando di una bellezza che attraversa tutte le età. Nei giovani è segnata dal sogno di grandi orizzonti per il futuro.
Il sesto capitolo è l’ultimo in cui Papa Francesco parla di “bellezza”; precisamente al paragrafo 183 il termine bellezza incalza per ben sette volte. La bellezza non è apparenza, scrive il Papa, anzi. A volte la bellezza si confonde nella realtà quotidiana di un genitore che torna a casa stanco, ma con la gioia nel cuore per aver guadagnato il pane per la famiglia; si scrive nella fedeltà coniugale e senza accorgersene; bellezza è l’accudire il marito o il benedire la mensa insieme. Questi sono solo alcuni esempi per dire che la bellezza “va al di là dell’apparenza o dell’estetica“; questa bellezza – scrive il Santo Padre – a tratti somiglia a quella di Cristo in croce, e mette basi alla solidarietà e alla cultura dell’incontro.