Belluno, il traduttore salernitano non capisce il casertano: processo da rifare (1 / 2)

Belluno, il traduttore salernitano non capisce il casertano: processo da rifare

Chi conosce un minimo di storia d’Italia sa che fino a 160 anni fa circa quella che oggi consideriamo la nostra patria nemmeno esisteva. Chi ha letto qualche libro di storia relativa ai secoli precedenti al diciannovesimo sa che, da secoli, il “belpaese” è sempre stato frammentato in staterelli indipendenti, territori autonomi, regni appartenenti a sovrani stranieri e chi più ne ha più ne metta. Insomma il nostro passato (ma nemmeno il presente scherza) è complesso.

Così come complessa è la nostra lingua. Certo, le parole scritte in questo articolo sono comprensibili a tutti perché si tratta di italiano standard. Ma sappiamo benissimo che in moltissime regioni italiane, nei discorsi tra amici, familiari e in generale in quelli non formali, molto spesso il dialetto è preferito all’italiano. In questo senso non c’è distinzione tra Nord e Sud. Molto dipende dalla regione.

Ci sono alcune regioni dove si usa di meno e altre dove il dialetto rappresenta la normalità nel parlato quotidiano. In alcune regioni i dialetti possono essere molto diversi tra province che distano pochi chilometri tra loro. Un esempio è la Puglia: c’è un’enorme differenza tra il dialetto barese e quello salentino. Così come la Campania: tra il salernitano stretto e il casertano stretto c’è un divario enorme. Lo sa bene un interprete salernitano del Tribunale collegiale di Belluno.

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