Il cardinale Marx accusa la chiesa di aver distrutto i dossier su pedofili

Il Cardinale tedesco Marx accusa l'amministrazione ecclesiastica di non aver seguito la missione della chiesa ma di aver deciso di oscurare e rendere impossibile le indagini sulla pedofilia religiosa bruciando i dossier.

Il cardinale Marx accusa la chiesa di aver distrutto i dossier su pedofili

Il Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e capo della Chiesa tedesca, è da sempre in prima linea nella lotta alla pedofilia nella Chiesa. Durante la terza giornata del Summit in Vaticano, dedicata alla trasparenza, ha accusato il Vaticano.

Il Cardinale Marx è membro del C9 ossia del Consiglio della Corona che aiuta Papa Francesco a riformare la curia. Proprio per il ruolo che ricopre nel pontificato di Papa Francesco, Marx conosce perfettamente le procedure attraverso cui la Santa Sede intende contrastare e fermare gli abusi.

Le accuse

Secondo il cardinale, tutti gli abusi sessuali nei confronti dei bambini e dei giovani appartenenti alla chiesa, sono in gran parte colpa dell’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione della Chiesa. Afferma che “l’amministrazione non ha contribuito ad adempiere alla missione della Chiesa ma, al contrario l’ha oscurata, screditata e resa impossibile. Tutti i dossier che documentavano tali terribili atti, su cui erano indicati i nomi dei colpevoli, sono stati distrutti o tante volte neanche creati”. Il cardinale aggiunge che compiendo questa scelta l’amministrazione ha rimproverato le vittime imponendo loro il silenzio mentre avrebbe dovuto punire i colpevoli.

Marx accusa la Chiesa di non aver seguito le procedure e i procedimenti previsti ma di aver scelto di disattenderle, cancellarle e scavalcarle. Secondo il Cardinale, la Chiesa ha calpestato i diritti delle vittime attuando comportamenti in netto contrasto con ciò che la Chiesa rappresenta ottenendo l’allontanamento degli uomini da Dio.

Il cardinale sottolinea che non vi è alcuna possibilità diversa dalla totale trasparenza e tracciabilità dei fatti. In molti si sono opposti alla sua dichiarazione ritenendo che bisogna garantire il segreto pontificio ed evitare di rovinare la reputazione di sacerdoti innocenti e della Chiesa attraverso delle false accuse rese pubbliche. A queste obiezioni, il Cardinale risponde che “il segreto pontificio sarebbe rilevante solo si potessero indicare dei motivi convincenti per cui il segreto si dovrebbe applicare al perseguimento dei reati riguardanti l’abuso di minori”. Secondo lui, non esiste alcun motivo che possa giustificare tali comportamenti. La trasparenza in questi casi non danneggia la vittima, le indagini o il principio di presunzione d’innocenza ma, anzi ha proprio l’effetto contrario.

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