Come spesso accade da qualche tempo a questa parte, Facebook continua ad avere problemi con le istituzioni europee: dopo le grane con l’antitrust tedesco, è la volta del garante italiano per la privacy far sentire la propria voce. Nel contempo, il social ha incrementato, per una maggior trasparenza, le informazioni contenute nella sezione “Perché visualizzo questa inserzione“.
Da qualche tempo, Facebook ha inserito, attraverso l’icona dei tre puntini in alto a destra quando si visualizzano le inserzioni pubblicitarie nel NewsFeed, il menu contestuale “Perché visualizzo questa inserzione“, che permette di conoscere il nome dell’inserzionista, ovvero di colui che ha pagato per la pubblicità che visualizziamo, ed offre una panoramica in cui sono elencati i nostri interessi personali registrati, i nomi degli inserzionisti che hanno dati su di noi, e le impostazioni che si possono modificare a proposito delle summenzionate inserzioni.
Proprio questa sezione, secondo quanto riporta il “Facebook Advertiser Hub“, sarà ampliata a partire da fine (28) Febbraio e, da quel momento, includerà anche il nome del partner dell’inserzionista, ovvero di colui che ha fornito i nostri dati, permettendo – in tal modo – di modificare il proprio comportamento online o, anche solo semplicemente, di capire come sia venuto in possesso dei nostri dati (es. installando un’app o usando un dato servizio, si è confermato all’inserzionista di appartenere ad una fascia d’età o di risiedere in una particolare zona di suo interesse).
Inoltre, da quanto riportato nell’Advertiser Hub di Facebook, e sempre in tema pubblicitario (seppur dall’altra parte della “barricata”), i termini della funzione “Pubblico personalizzato di Facebook“, che permette di targhettizzare il pubblico che già è entrato in contatto con la propria azienda, risultano essere rimasti invariati.
Intanto, sempre restando nell’ambito del trattamento dei dati personali, il Garante per la privacy italiano ha comunicato di aver inviato all’Autorità per la privacy dell’Irlanda (ove ha sede Facebook Europa), per le adeguate valutazioni, l’esito della sua istruttoria tenuta in seguito alle elezioni del 4 Marzo del 2018. In quell’occasione, il social offrì (dietro inserimento del proprio CAP e indirizzo) lo strumento “Candidati“, per tenere gli elettori informati sulle iniziative elettorali dei loro candidati distrettuali e, il giorno delle elezioni, chiese agli utenti se si fossero o meno recati alle urne (per sollecitarli, eventualmente, al proprio dovere civico), conservando i dati in questione – per 3 mesi – in un file log da utilizzare per trarne “matrici aggregate“.
Ebbene, il garante ha decretato che tali modalità di raccolta dati, in quanto non palesate nei piuttosto generici accordi che si sottoscrivono quando ci si iscrive alla piattaforma, non sono leciti e, quindi, ha diffidato Menlo Park dal trattare in qualsiasi modo le informazioni in siffatto modo raccolte, riservandosi – per il futuro – di assumere dei provvedimenti amministrativi (multe) per le eventuali irregolarità riscontrate.