Dopo tanti problemi, il fine settimana con cui inizia Febbraio sembra aprirsi all’insegna delle notizie positive per Facebook che, dopo aver comunicato buoni risultati agli investitori, ha messo a segno un altro colpo contro i profili falsi, annunciato nuove funzionalità per l’app principale, e riottenuto il certificato Enterprise di Apple, revocatole in seguito allo scandalo “Facebook Research“.
Nell’ultimo incontro con gli investitori del social, Mark Zuckerberg – CEO del gruppo e quinto uomo più ricco al mondo – ha rivelato che, nonostante le tante polemiche, il 2018 si è concluso in modo positivo per la piattaforma: in termini numerici, forte di 1.5 miliardi di utenti giornalieri attivi (282 milioni in Europa), Facebook è tornata a guadagnare, seppur in modo rallentato, utenti su base trimestrale (+1.8%) e annua (+8.6%). Passando ai dati finanziari, e usando come riferimento il quarto trimestre dello scorso anno, i ricavi (16.9 miliardi di dollari) sono stati superiori alle attese (16.3 miliardi), con un utile netto (6.9 miliardi di dollari) superiore del 61% rispetto a quanto avvenuto nel medesimo range temporale dell’anno prima: il merito principale, ovviamente, va ai ricavi pubblicitari, passati dall’89 al 93% delle entrate complessive, con ogni utente stimato “pubblicitariamente” (in base ai dati che produce, secondo il termine “ARPU”) 7.21 dollari.
Anche il continuo ideare nuovi modi in cui le persone possono connettersi ha avuto il suo peso ma, a tal proposito, la convergenza tra WhatsApp, Instagram, e Messenger non avverrà prima del 2020 (o anche dopo) visto che il processo, incentrato sull’estensione a tutte le app della criptazione end-to-end, durerà molto a lungo, e che si partirà solo quando si sarà pronti.
Questo non vuol dire, ha aggiunto Zuckerberg nell’anticipare le novità per il futuro, che le novità siano destinate a mancare, visto che, su WhatsApp, il sistema di micropagamenti – inaugurato tempo fa in India – arriverà in altri paesi. Nel contempo, su Facebook, i gruppi, proprio come avviene per familiari e amici, diverranno un parametro organizzativo, mentre tutti i video saranno spostati dal NewsFeed alla sezione Watch, per arricchirla di contenuti. Instagram vedrà crescere le funzionalità dedicate allo shopping, con le Storie che – in tutte le piattaforme – acquisiranno ulteriori opzioni di condivisione privata. Anche la realtà virtuale batterà un colpo, con la primavera che vedrà esordire in commercio l’atteso e nuovo visore Oculus Quest.
Ovviamente, Facebook non si è fermato alle dichiarazioni del suo deux ex machina: i tecnici di Menlo Park, in queste ore, hanno bloccato diversi attori (su Facebook 3 gruppi, 356 profili, 262 pagine; su Instagram 162 account), relazionati a Iran, Venezuela, e Russia, impegnati in comportamenti coordinati e non autentici, consistenti nella diffusione di false notizie per il target dell’Asia meridionale, del Medio Oriente e, anche, per gli Stati Uniti.
A contribuire al buon momento di Facebook anche Apple, che ha ripristinato al social il certificato Enterprise, sospesogli dopo l’ultimo scandalo, che le consente di distribuire su iOS app proprietarie aziendali per uso interno: sarà un caso ma, poco dopo, nello Store di iOS è comparso un aggiornamento del client Facebook destinato ai tablet di Cupertino, che assicura piena compatibilità agli schermi degli iPad Pro, con un’interfaccia che ora occupa tutta l’area a disposizione senza bisogno di bande nere di contorno.
Ovviamente, era del tutto impossibile che non vi fosse almeno un briciolo di polemica nei confronti di Facebook. A tentare di rovinare l’happy week di Zuckerberg ci ha pensato la Mozilla Foundation, che si è lamentata presso la Commissione Europea per la scarsa trasparenza degli annunci pubblicitari politici di Facebook. Il tutto sarebbe nato dall’intenzione di Mozilla di fornire agli utenti un pacchetto di strumenti (tra cui un’add-on) che li aiutasse a capire chi, usando i dati aggregati dei loro NewsFeed, ed alcuni dettagli in particolare, tentava di condizionarli con annunci mirati, spiegando anche in che modo un utente visionava annunci differenti rispetto a quanto accaduto ad amici, parenti, o comuni cittadini: il problema è che, per farlo, vi sarebbe bisogno che l’add-on “Ad Analysis for Facebook” della fondazione californiana potesse accedere – cosa ora impossibile, in quanto non pubbliche – alle API Ad Archive del social.