Reddito di cittadinanza, le misure anti furbetti: non lo avrà chi si licenzia e i “finti” divorziati (1 / 2)

Reddito di cittadinanza, le misure anti furbetti: non lo avrà chi si licenzia e i “finti” divorziati

Il 2019, salvo clamorose sorprese, sarà l’anno del Reddito di Cittadinanza. Uno dei “cavalli di battaglia” della propaganda a 5 Stelle, dopo mesi di polemiche e rinvii, dovrebbe finalmente diventare realtà. Secondo gli esponenti pentastellati, il RdC entrerà in vigore dal 1° marzo 2019. Si attende solo la conferma ufficiale. La misura è stata accolta positivamente da alcuni e negativamente da altri.

I critici del Reddito, infatti, affermano che “si viene pagati per stare a casa”, che “qualcuno potrebbe licenziarsi per avere il sussidio” e che “era meglio investire nel lavoro vero e proprio”. Sono tutte affermazioni semplicistiche, indubbiamente. Di Maio e i suoi, a tal proposito, stanno lavorando affinché la misura sia “a prova di furbetti” e che a beneficiarne siano davvero le persone in difficoltà.

Nella bozza della misura, infatti, sono stati inseriti dei paletti. Tra questi ce n’è uno che risponde alle critiche più frequenti al Reddito di Cittadinanza. “Non ne potranno beneficiare i nuclei familiari in cui siano presenti soggetti disoccupati in seguito a dimissioni volontarie”, si legge, chiaramente se non per “giusa causa”. Stesso discorso anche per i divorzi “di comodo”. In estrema sintesi, se sotto lo stesso tetto abitano due persone considerate separate o divorziate, la famiglia non potrà godere del Reddito.