Sei eterosessuale, omosessuale, bisessuale o asessuale? Sono queste le domande che il Dipartimento della formazione dell’Università di Perugia ha posto ai ragazzi di scuola media e superiore in appositi test approvati anche dall’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria, che sottoporrà il progetto a 54 scuole della Regione.
Il test, che a detta degli ideatori dovrebbe valutare la concezione che un ragazzo ha del sesso, ha finito per scatenare un putiferio politico. Con il senatore leghista Simone Pillon che promette battaglia in Parlamento contro un progetto da “cavie di laboratorio per l’indottrinamento gender” in alunni di scuole medie e superiori.
“Ecco allora un questionario – scrive Pillon sulla sua pagina Facebook – pronto da somministrare ai ragazzini di 12 e 13 anni in cui si pongono domande che ben poco lasciano all’immaginazione. Dopo aver chiesto ai ragazzi il loro orientamento politico e religioso, il questionario chiede ai bambini quale sia il loro orientamento sessuale”.
Per Pillon, quelle domande hanno un fine ideologico. Si chiede ai ragazzi, per esempio, se genitori dello stesso sesso possano essere in grado di essere buoni genitori tanto quanto i genitori eterosessuali. Oppure, se farsi visitare da un medico gay o da una dottoressa lesbica possa generare negli alunni stati di disagio e imbarazzo.
Domande a cui perfino un adulto farebbe fatica a rispondere per l’imbarazzo. Ma che sono poste a ragazzini di 13 anni che non hanno ancora maturato una propria identità sessuale, e che il senatore leghista ha incriminato per i possibili effetti negativi che possono avere “sulla delicata fase di maturazione del minore”.
Nel questionario sono state riportate anche domande sull’immigrazione mirate a misurare il grado di razzismo dei ragazzini. Che tutto dovrebbero fare tranne che essere “vivisezionati” per scopi politici, religiosi e sociali. Con un grado di invadenza della sfera intima che non ha eguali nella storia dell’educazione scolastica italiana.
La polemica ha scatenato anche la reazione del professore che coordina l’iniziativa promossa dalla Regione, Federico Batini. Secondo cui “l’obiettivo del quiz è la sicurezza, perché bullismo omofobico, razzismo e violenza di genere hanno tutti a che fare con la violenza. Vogliamo solo capire se i ragazzi sono sicuri o meno”.
Parole enigmatiche che rivestono il massimo del non-sense. Perché, con tutto il rispetto parlando per chi dovrebbe insegnare ai ragazzi materie didattiche e non indottrinarli sulla sessualità per fare gli interessi delle lobby gay, c’è da spiegare cosa voglia dire “capire se i ragazzi sono sicuri o meno”. Ma sicuri di cosa? a 13 anni?