Il Movimento Cinque Stelle mette cinque giornali all’indice

Il movimento grillino riprende la sua campagna d'inverno contro la libertà di stampa. E "bandisce" cinque testate che considera asservite ai padroni politici.

Il Movimento Cinque Stelle mette cinque giornali all’indice

L’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a difendere la libertà di stampa è caduto nel vuoto. Almeno per il Movimento Cinque Stelle, che continua ad attaccare i media, puntando il dito contro cinque testate giornalistiche che – secondo loro – non farebbero informazione, ma solo propaganda al servizio dei padroni.

E quali sarebbero queste cinque testate? Eccole: Il Giornale, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, e Libero. Cinque quotidiani che i grillini accusano di faziosità politica e di propagandare notizie che hanno il fine di screditare l’immagine del M5S. Quello che qualcuno si ostina a definire onesto e senza scheletri nell’armadio.

Il che non è vero, dato che spesso e volentieri sempre più grillini finiscono sul banco degli imputati per intrallazzi e inciuci. Tanto che, nel giro di pochi anni, si è passati da zero indagati a molti indagati nel M5S. Caso emblematico quello dei parlamentari e dei consiglieri regionali siciliani, indagati per firme false e reati collegati.

E così, i giornali che hanno avuto l’ardire di smascherare i comportamenti discutibili dei grillini diventano improvvisamente strumento politico per screditare il Movimento. Pubblicando notizie tendenziose o vere e proprie fake news per ubbidire ai padroni politici che finanziano queste testate, e vogliono vedere i Cinque Stelle alle corde.

Il Movimento di Beppe Grillo rilancia così una crociata iniziata ai tempi del Vaffa Day:Il primo fondamentale passo è liberare l’informazione dal conflitto di interessi”, dice Di Maio. “Oggi non se ne parla più e non perché il problema sia stato risolto, ma perché si è ampliato e praticamente quasi tutti gli editori dei principali giornali nazionali si trovano in conflitto di interesse, causando un danno alla qualità dell’informazione italiana che non a caso è considerata dalle classifiche internazionali come parzialmente libera”.

I grillini vogliono allora “schedare” gli editori incriminati, spiegando quali sono gli intrecci con il partito di riferimento. Il che lascia presagire un duro attacco a editori come Silvio BerlusconiCarlo De Benedetti che, pur essendo proprietari di giornali, sono anche datori di lavoro di centinaia di giornalisti. Sarà capace Di Maio, in qualità di ministro del Lavoro, di fare altrettanto con i cittadini?

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