Facebook, il noto colosso internettiano con sede principale in quel di Menlo Park, ha annunciato diverse novità, alcune delle quali relative alla sua divisione Oculus, ed altre a un inusuale interesse per il commercio fisico (oltre a quello online, con Marketplace). In ogni caso, i problemi – di riservatezza dei dati personali, e di junk news – non mancano di certo.
Il colosso di Menlo Park continua a perdere pezzi. Qualche giorno fa, il portale TechCrunch notiziava di come a lasciare la corte di Zuckerberg fosse stato anche il co-fondatore di Oculus, la società (acquistata nel 2014) che realizza i famosi e omonimi visori per la realtà aumentata. L’uscita di scena di Brendan Iribe potrebbe dimostrare, come confermato dal recente varo di Oculus Quest, un maggiore allineamento delle società satelliti ai desiderata del social che, di questi tempi, guarda come non mai alla redditività di settori come quelli della realtà aumentata e virtuale.
Sempre in tema di novità propositive in ambito Facebook, quest’ultima ha annunciato un accordo per far sbarcare, nelle sedi della catena distributiva Macy’s, dei temporary shop (o pop-up stores) che proporranno, con stand simili ai post di Facebook, i prodotti di alcuni marchi che si sono distinti sulle sue pagine (o su quelle di Instagram). L’iniziativa, concepita in vista delle festività natalizie per dare visibilità ad oltre cento imprese medio-piccole emergenti, andrà avanti sino al 2 Febbraio e, attiva in varie città degli States (tra cui San Francisco, New York, Los Angeles, Seattle, Las Vegas), proporrà prodotti di brand come Charleston Gourmet Burger Company e Love Your Melon, con gli introiti che andranno direttamente alle aziende coinvolte, e le spese di ospitalità che verranno corrisposte a Macy’s dalla stessa Facebook.
Ovviamente, non sono tutte rose e fiori, ed i problemi – per Facebook – non mancano. Guardando in casa nostra, si è scoperto come le foto di alcune ragazzine disinibite (alcune delle quali minorenni al momento dell’istantanea), di Prato, Firenze, e Pistoia, siano state usate per generare link verso siti al cui interno erano presenti contenuti pornografici: una decina delle fanciulle coinvolte – proprio malgrado – nella vicenda ha sporto denuncia (anche per i pesanti commenti ricevuti) alla Polizia Postale di Firenze (sita in Via della Casella 19), per l’avvio delle indagini.
Nel corso della passata primavera, Zuckerberg ha dovuto scontare l’onta di presentarsi innanzi al Congresso USA per giustificare la condotta del social nell’affaire Cambridge Analytica ma, da allora, ha sempre mandato, alle convocazioni, degli alti dirigenti di Menlo Park. Tuttavia, alcuni deputati inglesi e canadesi hanno convocato proprio il famoso CEO alla consultazione del 27 Novembre, a Londra, davanti a un comitato internazionale sulla disinformazione e le fake news. Lo scopo dei firmatari dell’invito è quello di conoscere il coinvolgimento del social in alcuni episodi elettorali controversi (presidenziali USA del 2016, Brexit) al pari di fatti inquietanti (le recenti persecuzioni etniche dei militari thailandesi), e le eventuali contromisure poste in essere a tutela della privacy personale, e contro la disinformazione.
Proprio quest’ultima è stata protagonista di un repulisti annunciato dal nuovo responsabile cybersecurity del social, Nathaniel Gleicher, il quale ha reso nota la chiusura di 115 account, suddivisi tra 35 (di lingua inglese) presenti in Instagram, ed 80 alloggiati (in russo e francese) su Facebook, accusati di comportamenti non autentici gestiti in modo coordinato da direttive estere, forse per influenzare le elezioni di metà mandato americane, che hanno assegnato il Senato ai Repubblicani di Trump e, per un soffio, la Camera ai democratici. Nel caso venisse scoperto, da indagini interne, un collegamento con gli hacker filo Putin dell’IRA (Internet Research Agency), saranno avvertire le debite autorità.