La notizia in questione potrebbe sicuramente stupire in molti. Dopo oltre vent’anni infatti, la peste bubbonica pare essersi ripresentata in un corpo umano. La notizia è di pochi giorni fa e proviene dagli Usa. A quanto pare, il bambino ha contratto la malattia durante lo scorso mese, ma i risultati degli esami sarebbero arrivati soltanto nel corso di questa settimana.
Christine Myron, portavoce del Dipartimento Sanitario del Distretto Centrale, ha dichiarato su The Indipendent che il ragazzino adesso sta meglio e si sta riprendendo grazie ad una cura antibiotica.
Peste bubbonica: ecco cosa può provocare
La peste bubbonica è una malattia infettiva causata dal batterio Yersinia pestis. Quest’ultimo si trova sulle pulci parassite dei roditori, nei ratti ed in alcune specie di scoiattoli. Tra le problematiche causate dalla peste troviamo i linfonodi molto ingrossati. La trasmissione nell’uomo avviene attraverso la puntura di pulci e topi o dal morso di ratti e altri roditori infetti.
Nel caso del piccolo ragazzino che ha contratto la malattia, non è ancora chiaro se il contagio sia avvenuto all’interno di Elmore, città di abitazione del bambino dove la trasmissione potrebbe essere avvenuta per via di scoiattoli contagiati o o durante un viaggio in Oregon.
Ecco come ridurre il rischio di contrarre la malattia
La peste bubbonica ha un periodo di incubazione che va dai 2 ai 12 giorni e la sua caratteristica è l’ingrossamento dei bubboni, cioè delle ghiandole linfatiche. Le conseguenze del contagio possono essere le seguenti: febbre, mal di testa, brividi ed anche debolezza. Nei casi più gravi, l’infezione si può propagare in tutto l’organismo causando delle serie problematiche come insufficienza cardiocircolatoria e necrosi, complicazioni renali o emorragie interne. L’esperta Sarah Correll ha spiegato che ci si può salvaguardare trattando i propri animali domestici con prodotti anti-pulci e evitando di entrar in contatto con la fauna selvatica.