Nel nuovo rapporto che Save the Children, World Vision e Plan International hanno diffuso, viene denunciata la violenza che la minoranza musulmana deve subire in Bangladesh, dove da agosto 2017, hanno cercato rifugio. I bambini rohingya con le loro famiglie ora vivono in condizioni estreme.
688mila rifugiati, per più della metà bambini, dall’inizio della crisi ad oggi sono scappati dal proprio paese, Rakhine, per rifugiarsi in tende di plastica poco lontano dalle spiagge di Cox’s Bazar. Tutto è raccontato in un dossier realizzato per raccontare la quotidianità in questi campi, in cui le condizioni di vita, soprattutto dei bambini, sono precarie. Sono stati intervistati 200 minori e 40 madri.
La paura principale delle ragazze è il dover usare i bagni dei campi. Qui rischiano di subire molestie, così attendono per ore il loro turno, ossia fino a quando i bagni sono liberi dagli gli uomini. I più piccoli hanno paura di andare a raccogliere la legna, sia per gli animali selvatici sia per gli ”uomini della foresta”, che nascosti tra gli alberi tendono agguati per picchiarli e violentarli. Tra le testimonianze quella di una bambina che afferma: “Tutti quanti siamo in pena quando raccogliamo la legna. Una volta una ragazza è stata stuprata mentre lo faceva, era notte“.
Un timore condiviso dai bambini e dalle loro madri è quello dei rapimenti. Quando si muovono, i ragazzini, lo fanno in gruppo, perché chi si muove da solo rischia di diventare vittima del traffico di minori. E’ anche questo il motivo per cui i bambini restano molto tempo in “casa” al sicuro dagli aguzzini.
Il direttore di Save the Children in Bangladesh, Mark Pierce, considerando queste paure ha lanciato un appello: “Non possiamo aspettarci che i bambini rohingya superino le esperienze traumatiche che hanno patito, quando continuano a essere esposti all’insicurezza e al timore di subire violenza nei campi”.
Il direttore di World Vision in Bangladesh – Fred Wittevee – raccoglie lo straziante messaggio delle paure di questi bambini e ricorda che “Non è questo il modo di vivere per dei bambini“, meno ancora di quelli che già fuggono dalla violenza e dagli orrori del loro Paese, Myanmar: “Hanno bisogno di supporto continuativo per essere aiutati a sentirsi più sicuri, perché i bambini meritano di più”.