Le rivelazioni di Piero Angela fatte sul padre riportano a noi l’immagine di un uomo che, nonostante le buone azioni, non ebbe mai alcun desiderio di vantarsi o di chiedere alcunché in cambio. Al Conservatorio di Torino oggi si terrà un concerto in memoria di Carlo Angela, padre di Piero, che ha rischiato di essere fucilato dai fascisti.
In un’intervista Piero Angela racconta di vivere la commemorazione di suo padre “Giusto tra le Nazioni” con molto piacere. Il padre, un agguerrito antifascista, fece il suo dovere senza dare in pasto alla stampa le sue azioni e senza chiedere niente in cambio. La sua volontà di aiutare gli altri nel momento del bisogno scaturvia da una profonda umanità e ha voluto mantenere il silenzio, senza esporsi.
A rivelare le sue buone azioni è stato poi un diario di Renzo Segre, uno degli ebrei che ha salvato, pubblicato nel 2002, e così si seppe tutto ciò che aveva fatto Carlo Angela per tanti ebrei.
Piero nell’intervista parla del padre dicendo che era uno psichiatra e che nascose tantissimi perseguitati nella clinica che dirigeva a San Maurizio Canavese.
Per salvarli dette loro tutte le istruzioni per fingersi falsi malati, alcuni li fece passare per matti, ma solo così poterono salvare la vita. Piero ricorda che in quel periodo viveva con la sua famiglia in quel Comune e non dimentica le difficoltà di quei momenti.
Nel febbraio del 1944 il padre, sospettato di aver nascosto degli ebrei, fu interrogato e rischiò di essere fucilato. Carlo Angela salvò la vita a stento, grazie ad una persona influente che all’epoca era ricoverata nella clinica.
Tutto ciò che oggi si sa sulle buone azioni dello psichiatra è frutto del racconto di Renzo Segre, un ebreo che nei documenti falsi risultava essere il dottor Sagrato.
Nel suo diario annotò le vicende di quel periodo e fu poi pubblicato dalla figlia verso la fine degli anni Novanta. Il diario uscì da Sellerio con il titolo “Venti mesi” e rese noto a tutti come Carlo avesse salvato tanti ebrei.
Il titolo dato a quest’uomo,“Giusto tra le Nazioni”, è quindi ben meritato e anche Piero ricorda nel suo libro “Il mio lungo viaggio”, le vicende vissute dal padre.