Prima di Amazon erano state messe in discussione altre due multinazionali importanti, Apple e Google, che a loro volta si erano piegate a un accordo con il Fisco italiano. Ora è toccato ad Amazon che per amor del vero, a quei tempi, come ricorda a Il Foglio, il docente di strategia e imprenditorialità alla Sda Bocconi, Carlo Alberto Carnevale Maffè, “Amazon non aveva ancora stabilito in Italia il polo logistico di Castel San Giovanni (Piacenza)” e addirittura non era ancora chiaro se l’organizzazione sarebbe riuscita a piantarsi nel nostro territorio.
Ora pace è fatta: pagherà al Fisco italiano 100 milioni di euro e la pratica relativa ai pagamenti di imposte per il periodo 2011-15 sarà chiusa. Secondo Maffè quest’accordo tra Amazon e Agenzia delle Entrate non ha nulla a che vedere con la web tax. Maffé è stato molto forte nella sua interpretazione dell’accaduto, secondo lui infatti Amazon è una vittima perché in Italia non esiste la certezza del diritto e ha scelto la via del compromesso per evitare peggiori conseguenze.
L’accertamento è stato firmato per chiudere le potenziali controversie venute alla luce dopo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza in relazione ai pagamenti 2011-2015. La procura delle Repubblica di Milano dopo aver coordinato le indagini ha avviato il percorso verso un accordo preventivo per la tassazione in Italia tra i due componenti.
L’Agenzia delle Entrate riferisce: “Con Amazon sarà inoltre ripreso il percorso, a suo tempo sospeso a seguito dei controlli attivati, finalizzato alla stipula di accordi preventivi per la corretta tassazione in Italia in futuro delle attività riferibili al nostro Paese“. Tutti gli importi messi in discussione si riferiscono ad Amazon EU S.ar.l e ad Amazon Italia Services Srl.
Da parte sua, afferma nella stessa nota l’Agenzia, é pronta a continuare in una politica di controllo fiscale, attenta anche alle operazioni che avvengono in Italia da parte delle multinazionali del web.