La cronaca di queste ore riporta l’incredibile vicenda dell’impiegato infedele e colpevole della sottrazione di ben quindicimila euro dalla cassaforte dell’ufficio postale di Vasto che, dopo essere stato licenziato dall’ente e vinto l’appello proposto contro la decisione presa dalle Poste, è stato reintegrato dal giudice del lavoro, con diritto al pagamento di tutti gli arretrati dovuti.
Che l’Italia sia un Paese talvolta davvero molto curioso, lo attesta la singolare vicenda accaduta all’impiegato delle Poste di Vasto che, con grande sorpresa di tutti, anche degli addetti ai lavori, nonostante la colpevolezza per aver rubato del denaro dalla cassaforte dell’ufficio, è stato clamorosamente reintegrato sul posto di lavoro dal giudice Ilaria Pozzo, che ha motivato la sua decisione in modo altrettanto singolare e perfino bizzarro.
Stando alle valutazioni fatte dai giudici della Corte del Tribunale di Chieti, l’ente Poste avrebbe operato erroneamente, perché anziché porre in essere azioni quali il trasferimento, la sospensione e l’attesa della fine del processo, avrebbe dovuto licenziare in tronco l’impiegato infedele, impedendogli così di far rientro sin da subito in ufficio.
Ci sono voluti cinque anni per avere la sentenza di colpevolezza per appropriazione indebita dei quindicimila euro sottratti, decisione arrivata solo il 22 agosto scorso (preziose a tal fine le intercettazioni e il clima di sospetto che ormai c’era nei suoi confronti, motivo per cui l’uomo si era dichiarato disponibile alla restituzione del maltolto).
Pochi mesi dopo il fatto, l’impiegato fu prima trasferito a Chieti e, solo dopo la decisione delle misure cautelari nei suoi confronti, è scattato il licenziamento, che è durato poco visto che un anno dopo, nel 2014, è stato nuovamente reintegrato sul posto di lavoro (e con tanto di scuse). Una vicenda che sta facendo discutere molto l’opinione pubblica ed il popolo del web, dove il commento più frequente che si legge al riguardo è: “Vergogna“.