Sabri Abdul Rauf, docente di Giurisprudenza comparata all’Università al-Azhar, l’università più autorevole nel mondo islamico sunnita, ha sentenziato che fare sesso con la moglie defunta è Halal, “lecito” per l’Islam.
La fatwa islamica – dispensa vincolante emanata da un’autorità religiosa sciita – ammette “il coito d’addio“: ospite dell’emittente satellitare LTC, il professore ha affermato che è un atto insolito ma lecito.
Quando il giornalista ha chiesto al luminare se congiungersi con un morto non sia da considerare “profanazione di un cadavere“, Sabri Abdul Rauf ha ribadito: “Il marito che fa questo non compie un atto illecito e quindi non può essere condannato per adulterio. Non è comunque la prima volta che si parla del cosiddetto rapporto d’addio”.
La dichiarazione scioccante ha destato preoccupazione e scorcerto fra i musulmani, le autorità egiziane, i colleghi del docente. Le donne vivono una situazione difficile in Egitto, sono state protagoniste delle primavere arabe ma le istanze femminili non sono state in primo piano, le donne non hanno guadagnato molto dalle proteste, le attese clamorosamente disattese.
L’obbiettivo delle donne era una maggiore uguaglianza di genere, obbiettivo neppure sfiorato, come i pari diritti per le minoranze religiose. Dichiarazioni come quelle del professore acutizzano una situazione già di per sè complessa e scandalosa. Durante le proteste in Egitto il governo ha indotto la violenza: gli uomini sono stati feriti, uccisi, picchiati, torturati in carcere, le donne sono state oggetto di violenza sessuale, obbligate a subire test di verginità se fermate dalle forze dell’ordine.
L’Egitto è un Paese in cui 27,2 milioni di donne subisce qualche tipo di mutilazione genitale femminile: il più alto numero registrato dall’Unicef. Le violenze sessuali sono quotidiane, rispetto a dieci anni, sono cresciute notevolmente: in base agli ultimi dati delle Nazioni unite, il 99% tra ragazze e donne, è stato vittima di qualche forma di molestia sessuale.