La Corea del Nord aveva promesso il lancio di un nuovo missile e dai pressi di Pyongyan, ha mantenuto la promessa. La notizia è stata data dall’agenzia sudcoreana Yonhap, riecheggiata in tutto il mondo grazie ai media internazionali. La principale tv del Giappone, la Nhk, ha detto che il missile nord-coreano dopo aver sorvolato l’isola di Hokkaido, l’isola giapponese più settentrionale, a una gittata di circa 3.700 chilometri e a una altezza di circa 770 chilometri, pare sia affondato nel Pacifico Nord.
Lo hanno confermato anche fonti militari di Seul. Nel mar del Giappone ora sono in corso manovre Sudcoreane. Il missile ha volato ancora una volta sul Giappone, a dimostrazione che questo è un missile intercontinentale, capace quindi di raggiungere gli Usa, avendo una gittata di medio raggio: un volo di 3700 chilometri a un’altezza di 770 chilometri.
Doti sufficienti per raggiungere Guam, la base americana che nel mese scorso ha minacciato di “circondare di un cerchio di fuoco“. Il Pentagono, comunque, ha fatto subito sapere che il lancio non ha voluto essere una minaccia agli Usa.
Resta il fatto che Kim sta andando contro ogni regola. La gittata, quella di quest’ultimo missile, ha varcato la “linea rossa” tracciata da Seul secondo cui non sarebbe stato permesso a Kim di ottenere una bomba atomica montata su un missile intercontinentale.
Il lancio è arrivato all’alba del 15 settembre, con la puntualità di un calendario provocatorio: solo lunedì l’Onu aveva approvato le nuove sanzioni e, a distanza di qualche giorno, Donald Trump ha annunciato un suo viaggio ufficiale a novembre, in quelle zone.
Trump, dopo aver promesso “fuoco e fiamme” si recherà in visita alla Cina, al Giappone e alla Corea del Sud; il suo arrivo è previsto a Seul, la distanza – in tempo – dal confine demilitarizzato oltre il quale ci sono le artiglierie di Kim, è di circa tre quarti d’ora.