Il Messico ed i paesi confinanti iniziano a contare i danni e le vittime causati dal devastante terremoto che ha colpito la zona sud-occidentale della nazione che, ricordiamo, confina con gli Stati Uniti. I soccorsi stanno facendo l’impossibile per cercare di portare il loro aiuto alle persone colpite, più di 50 milioni, dal forte sisma di magnitudo 8.2 che ha scosso l’intera America Centrale poco prima della mezzanotte locale (le 6,49 del mattino in Italia).
Il bilancio dei morti, provvisorio, sarebbe di 58 vittime, ma sappiamo benissimo che è tristemente destinato a salire. Sconvolto il presidente messicano Enrique Peña Nieto, impotente davanti a questo terremoto di inaudita violenta, il più forte degli ultimi 85 anni, come lui stesso ha detto. Una vittima anche in Guatemala.
La zona più colpita è il Chapas, dove il governatore locale ha pensato di evacuare le zone vicine alla costa dopo l’allarme tsunami diramato subito dopo il sisma che ha interessato dalla costa occidentale del Messico ha interessato poi Ecuador, Nicaragua, Panama, Guatemala, Honduras, El Salvador e Costa Rica, allarme poi subito rientrato.
L’epicentro del sisma è stato individuato nei pressi dell’Oceano Pacifico, ad una distanza di 87 km a sudovest di Pijijiapan e ad una profondità di 58 chilometri. Dalla scossa principale, sono state registrate oltre 180 repliche nell’arco delle dodici ore, tra cui una di notevole potenza, pari a magnitudo 6,1.
Fortunatamente, se cosi possiamo dire, il bilancio delle vittime potrebbe essere contenuto vista la profondità del sisma e la lontananza di ben 1000 km della capitale Città del Messico dalla zona epicentrale, diversamente da quello avvenuto sempre nello stesso paese nel 1985 dove si registrano oltre 15.000 vittime per un terremoto di magnitudo 8.1 il cui epicentro si trovava nello stato di Guerrero, a soli 400 chilometri dalla capitale e a soli 18 chilometri di profondità.