Un ragazzino di seconda media di Roma era stato bocciato per la sua stravaganza e l’atteggiamento inappropriato nei confronti dei professori, che gli avevano causato quattro insufficienze e un voto basso in condotta. Il consiglio di classe espresse quindi all’unanimità la decisione di bocciare il ragazzo. I genitori però hanno fatto ricorso al Tar e hanno vinto. Secondo il Tar, infatti, la responsabilità delle insufficienze del ragazzo è da attribuirsi agli insegnanti che non sono stati in grado di tenere un comportamento adeguato nei confronti del ragazzo per aiutarlo a migliorare il rendimento.
I giudici amministrativi hanno rilevato da alcune approfondite indagini condotte sulla situazione scolastica del ragazzo riguardo agli anni precedenti, che questi era stato promosso con la media del 7, e ad abbassare il suo voto in condotta era stata forse una lite avuta con un suo compagno. A quanto pare il ragazzo era stato penalizzato per questo episodio, e l’abbassamento del voto in condotta ha avuto poi ripercussioni sul suo curriculum scolastico.
Inoltre, un provvedimento disciplinare avrebbe peggiorato il comportamento di insufficienza e strafottenza che il ragazzo aveva già nei confronti degli insegnanti, compromettendo i rapporti con i compagni e con il resto dell’istituzione scolastica. Da qui il passo a un minore rendimento nelle materie è stato breve, e il ragazzo ha dimostrato una scarsa attenzione ai programmi previsti durante l’anno in corso.
Secondo il Tar, l’errore degli insegnanti è stato proprio questo: riversare sul ragazzo l’abbassamento del voto, ha influito notevolmente sulle sue capacità di concentrazione, e questo gli ha impedito di raggiungere voti adeguati a farlo promuovere. In altra situazione, il ragazzo avrebbe tranquillamente raggiunto la sufficienza per essere promosso; il suo atteggiamento di disinteresse, invece, era provocato da fattori esterni che non gli consentivano di comportarsi altrimenti.
In queste situazioni, conferma il Tar, gli insegnanti devono attuare comportamenti adeguati a far recuperare i ragazzi senza subire altri traumi. Nel caso del ragazzo di Roma, sarebbe bastato un minimo di coerenza nel comportamento per portarlo alla sufficienza, un grado che il ragazzo avrebbe raggiunto facilmente.