I supereroi sono tornati di gran moda, sebbene per qualità dei prodotti ad oggi si possa parlare al massimo – dopo la meravigliosa Golden Age e l’altrettanto straordinaria Silver Age – al massimo di una sorta di Bronze Age in pieno stile revival, di spirito puramente commerciale. Il reboot dei supereroi che hanno fatto la storia degli albi a fumetti del secondo dopoguerra è stata infatti una delle trovate commerciali più redditizie del recente passato, così come dei giorni nostri d’altronde.
Per capirlo è sufficiente controllare la lista dei film usciti al cinema negli ultimi quindici anni: tra di essi ve ne sono stati moltissimi che hanno avuto per protagonisti proprio i supereroi, con Marvel e DC a dominare il mercato (e non sarebbe potuto essere altrimenti). Molti di questi però, come già detto, non hanno affatto la profondità di trama che gli appassionati hanno potuto apprezzare nei fumetti, ma sono stati più che altro tentativi di kolossal d’azione basati prevalentemente sugli effetti speciali e sulle battute ad effetto.
D’altra parte però, se i puristi dei supereroi avranno storto il naso (specialmente di fronte ai film della Marvel, da molti definiti non a torto delle vere e proprie “tamarrate” nemmeno troppo distanti da prodotti come gli ultimi Fast and Furious), è tuttavia indubbio che questa “banalizzazione commerciale” del prodotto abbia avvicinato molti più fan ad un universo che, fino al periodo precedente la moda del reboot, era percepito come ad esclusivo appannaggio di soli nerd e ragazzini. E dal punto di vista di Hollywood e degli introiti, sicuramente è stato meglio così.