Gli autori degli stupri che hanno avuto luogo a Rimini sono due minorenni marocchini (fratelli, secondo “Il Resto del Carlino”) incensurati: si sono presentati alla caserma dei carabinieri di Montecchio di Pesaro, dove risulta che risiedano, e hanno confessato: “Siamo stati noi a stuprare la donna polacca e la trans peruviana”. Saranno trasferiti a breve presso la procura a Rimini per essere ascoltati dal magistrato e dal pm del tribunale dei minori di Bologna per verificare l’autenticità dei fatti riportati.
La notte del 26 agosto, hanno violentato ripetutamente una giovane polacca, davanti al suo compagno massacrato di botte, e una trans peruviana. Un terzo giovane sarebbe in procinto di costituirsi: i due minorenni si sono presentati dopo la diffusione del primo fotogramma delle telecamere di videosorveglianza del bagno 130 che immortala i quattro aggressori della coppia e della trans. Sono coscienti, probabilmente, che il loro status di minorenni gli riserva qualche privilegio.
Nella prima immagine, si vedono tre dei quattro violentatori di spalle: il frame fotografa i giovani dopo l’aggressione ai due turisti, quando il branco ha abbandonato la spiaggia prima di aggredire la transessuale lungo la Statale. Mancherebbe all’appello il quarto uomo, quello di pelle scura che indossava una canottiera la notte delle violenze.
Il gruppo era composto da tre ragazzi magrebini e da un altro, presumibilmente il capo della banda, forse di origine nigeriana, che secondo le testimonianze delle vittime sarebbe il leader del branco, il più violento. A riconoscerli è stata la trans peruviana: li ha identificati tutti riferendo agli inquirenti che il gruppo parlava italiano. La giovane turista polacca, sotto choc, non è ancora riuscita a visionare le immagini delle videocamere.
Alem (nome di fantasia), una ragazza di origine etiope, li ha riconosciuti: il 12 agosto è stata aggredita a Rimini, ed è riuscita a sfuggire miracolosamente allo stupro, mentre il compagno è stato malmenato e derubato. Alem ha riconosciuto uno dei suoi aggressori fra i sospettati delle violenze di gruppo: “I miei aggressori sono africani, forse ventenni, parlano molto bene l’italiano. Mi hanno minacciata di morte: ancora adesso quando esco di casa ho paura”.