Non si può negare; per quanto i bambini possano essere una gioia per gli occhi, non lo sono altrettanto per le orecchie. L’agriturismo “Il Ciuffo”, situato a 20 km da Bologna, si è proposto come “una piccola isola di quiete” dove è vietato l’accesso ad animali e bambini. Ovviamente, la notizia non ha lasciato impassibile l‘opinione pubblica, che si è divisa in famiglie oltraggiate e adulti contenti.
Non si fanno eccezioni: i bambini sotto i 14 anni e gli animali non sono ammessi all’agriturismo “Il Ciuffo”. Questo divieto però ha una sua ragion d’essere, infatti si dà il caso che sia vigente nel periodo estivo proprio per via della piscina. Il titolare, Roberto Bortolato, afferma: “Questo non è un luogo adatto ai più piccoli. I tavolini sono di cristallo e le sedute nel giardino in cemento, mentre in piscina non si può parlare ad alta voce, né correre, né gridare, né giocare a palla. Le persone ci scelgono per rilassarsi e non per essere infastidite da chi, per ovvie ragioni, vuole solo giocare”.
Con queste parole, vengono respinte le prenotazioni delle famiglie con bambini o animali al seguito, facendo crollare inesorabilmente le recensioni positive su TripAdvisor. Nonostante le pesanti critiche, i gestori de “Il Ciuffo” registrano ogni weekend il tutto esaurito, e c’è sempre la coda per entrare in piscina. “Non abbiamo niente contro i bambini, ma al contrario di altre strutture cerchiamo di far rispettare le regole”.
Inizialmente, l’entrata in piscina e la prenotazione estiva era aperta a tutti, bambini compresi. Il gestore racconta come, anche chi diceva di avere bambini educati, finiva per creare disagio agli altri ospiti dell’agriturismo, rovinando quello che doveva essere un posto di relax per tutti. “Così, una volta che ci siamo avviati e fatti il nome, abbiamo deciso di escludere tutti gli under 14 per tutelare il relax altrui”. Questa politica di esclusione è sempre più popolare in Italia, e riscuote un certo favore.
Legalmente, ci sono delle interpretazioni contrastanti: il Tulps per esempio afferma che “non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. C’è da considerare il fatto che la continua crescita di questo tipo di locali in Italia potrebbe essere direttamente proporzionata alla crescita di maleducazione nelle famiglie con bambini. “E, nonostante le critiche, la nostra realtà va a gonfie vele”.