Gli appetiti sessuali di Don Vito Isacchi, bergamasco di 45 anni, e di una gentile signora di cui era divenuto amante, sono finiti in tribunale per una battaglia legale che si protrae da anni. Il povero marito, venuto a conoscenza del tradimento della consorte con un prete, era caduto in depressione: il tribunale aveva decretato un risarcimento di 15 mila euro.
La storia risale al 2008 e il contesto è quello della parrocchia della chiesa di San Giustino, nel quartiere di Roma: il prelato, dopo lo scandalo, è stato trasferito nella curia dell’Aquila.
Dopo un processo durato cinque anni, la donna è stata condannata. La sentenza risale ad un anno fa, passata in giudicato da sei mesi: l’istanza risarcitoria contro Don Vito Isacchi è stata respinta, ed il marito tradito è stato condannato a corrispondere al sacerdote la somma di 3 mila e 200 euro. La relazione extraconiugale tra la donna e il sacerdote è stata certificata da un investigatore privato, i legali del marito esigono da parte della Chiesa una risposta, le chiedono di adottare provvedimenti contro il sacerdote che ha violato il diritto canonico.
Lo scandalo è scoppiato nei giorni scorsi nella curia dell’Aquila, dove il sacerdote è stato trasferito, ed è divenuto segretario dell’ex ausiliare Giovanni D’Ercole, ora vescovo di Ascoli Piceno, confermato dall’attuale arcivescovo Giuseppe Petrocchi. Don Vito ha ricoperto eccellenti incarichi come quello di rettore del santuario Giovanni Paolo II: oggi è definito un sacerdote “recuperato”, riabilitato perfettamente dopo un percorso di “discernimento vocazionale”, in cui ha avuto la possibilità di comprendere i propri errori e cosa intende fare nella vita.
Monsignor D’ Ercole, tra il 2008 e il 2011, lo ha seguito nella sua riabilitazione: monsignor Petrocchi, dopo aver interpellato la curia di Bergamo da cui dipende don Vito, non chiederà una punizione esemplare, perché Isacchi si è pentito, redento per ciò che ha compiuto. Potrebbe essergli revocato l’incarico di segretario particolare del vescovo.