Palermo: 17 rinviati a giudizio per truffa all’assessorato

Diciassette i rinviati a giudizio a Palermo per truffa all'assessorato, che intascavano i soldi stanziati per la formazione. I soldi finivano sul conto corrente di un impiegato che ne utilizzava una buona parte per pagare spese gonfiate

Palermo: 17 rinviati a giudizio per truffa all’assessorato

Una truffa ai danni della formazione è stata perpetrata da alcuni funzionari di Palermo, che utilizzavano i soldi per pagare straordinari inesistenti e spese fasulle e dalle cifre gonfiate. Il loro trucchetto era molto semplice: i soldi pubblici, che avrebbero dovuto finanziare la formazione, erano accreditati sul conto corrente di un funzionario dell’assessorato, che poi si occupava di spartire le somme secondo i piani prestabiliti. Un banale cambio di codice iban e il gioco era fatto. I soldi cambiavano destinazione, e andavano a ingrassare le tasche già piene di alcuni funzionari.

L’inchiesta va avanti da metà novembre dello scorso anno, e le indagini hanno portato alla luce che ben 700 mila euro erano finiti sul conto corrente dell’impiegato e erano serviti a pagare il lavoro di alcuni dipendenti invece di essere utilizzati per lo scopo per cui erano stati stanziati, ovvero pagare chi aveva fornito servizi per i cittadini e la società.

Il gip Marina Petruzzella, dopo aver valutato attentamente le indagini, ha rinviato a giudizio 17 persone indagate per questa truffa, e tra di essi vi è Emanuele Currao, funzionario del dipartimento dell’assessorato alla Formazione, che è stato l’ideatore del piano. Tutto è partito da una denuncia fatta da Ludovico Albert e da Marcello Maisano, a cui viene richiesto il pagamento di 100 mila euro da una società che aveva fornito servizi alla Regione. I due dirigenti, sicuri che il pagamento alla ditta era stato effettuato, hanno fatto dei controlli più accurati e hanno scoperto che il codice iban su cui era stata accreditata la somma era diverso da quello della società creditrice. Il conto corrente risulta intestato ad un imprenditore, un certo Mario Avara, e dalle indagini è stato appurato che allo stesso soggetto erano finiti altri regali provenienti dalla Regione.

I mandati di pagamento erano fatti da Currao, che li eseguiva in concomitanza con la dirigente Concetta Cimino, che gli aveva messo a disposizione tutte le credenziali necessarie per operare indisturbato all’interno del sistema informatico. Tra i 17 rinviati a giudizio figurano, oltre a Currao, Cimino e Avara, anche Marco Inzerillo, Gualtiero Curatolo, Maria Concetta Rizzo, Giuseppina Bonfardeci, Maria Antonella Cavalieri, Federico Bartolotta, Vito Di Pietra, Giampiero Spallino, Marcella Gazzelli, Loredana Badalamenti, Antonio Amedeo Filingeri, Adele Montalto, Emanuela Ingoglia. 

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