Negli ultimi mesi non di rado si è parlato di quella che è stata immediatamente ribattezzata la “Nuova Via della Seta”. Con questo termine si vuole indicare il lungo percorso che unisce l’Europa alla Cina, così come avveniva un tempo, quando le carovane affrontavano viaggi interminabili per dar vita agli scambi tra il Vecchio Continente e l’Impero Celeste.
Quelle spedizioni, condotte in condizioni estenuanti, erano possibili solo dopo viaggi della durata di diversi mesi. Oggi, il collegamento Cina-Europa è decisamente più rapido, e qualora venga portato a termine via nave, necessita in genere di una cinquantina di giorni. Ma, per velocizzare ulteriormente gli scambi tra i due continenti divisi dagli Urali, nel 2011 è stata inaugurata una ferrovia lunga 11.170 chilometri, denominata Yu’Xin’Ou.
Grazie a questo collegamento, si può risparmiare tre quarti del tempo che invece si dovrebbe sostenere affrontando il viaggio via mare. In altre parole, le spedizioni avverrebbero con soli dodici giorni di viaggio, e attraversando sei paesi: Cina, Kazakhstan, Russia, Bielorussia, Polonia e Germania. Ma le autorità logistiche della linea, che collega Chongqing a Duisburg, stanno ora seriamente studiando la possibilità di creare un importante punto di smercio a Milano.
Li Bin, vice direttore alla logistica della municipalità di Chongqing, megalopoli da 30 milioni di persone oltre che nodo strategico del progetto da cento miliardi di dollari che ha preso il nome di One Belt One Road, ha ricordato che l’espansione di Pechino non ha certo intenzione di fermarsi. A tal proposito, le idee sono molto chiare, in quanto lo stesso Li Bin ha aggiunto che “vogliamo arrivare a Milano entro quest’anno”.
Ma perché proprio Milano? Innanzitutto, perché trattasi di una città dell’Italia, Paese fondamentale per l’economia dell’area mediterranea. In secondo luogo, darebbe un forte impulso alla diffusione del Made in Italy in Cina. Per i cinesi, le merci nostrane rappresentano il non plus ultra in fatto di lusso e design.
Non è quindi un caso che Milano e la Lombardia siano considerate le zone geografiche preferite dai cinesi. A livello europeo, dopo Gran Bretagna e Germania, l’Italia rappresenta il terzo mercato che ha maggiormente beneficiato degli investimenti del paese asiatico. Tutti i benefici ricavabili da questa sinergia potrebbero inoltre garantire un extra gettito di un miliardo e mezzo di euro per le casse dello Stato. È quindi evidente che, con la globalizzazione, l’integrazione diventa un requisito fondamentale al quale nessun Paese può sottrarsi.