Diffusione
Il ceppo dell’ebola in questione è uno dei più aggressivi e con il più alto tasso di mortalità (attestato tra l’80% e il 90%): è stato denominato Zaire e la sua diffusione era recentemente limitata alle sole zone silvestri, mentre adesso sono stati recensiti dei casi anche nei grandi centri abitati.
Gli Stati interessati sono la Guinea, dove su 157 casi accertati vi sono stati 101 morti, e la Liberia, in cui sono stati recensiti 21 malati di cui 10 sono deceduti.
La notizia di un solo caso di guarigione ci perviene da Guéckédou, nel sud-ovest della Guinea, dove Rose è stata dimessa dal centro di Medici Senza Frontiere. Dopo un mese dalla diagnosi della malattia e dopo 10 giorni trascorsi in isolamento, Rose ha potuto abbracciare nuovamente i suoi cari.
Cos’è e come si trasmette
Il virus dell’Ebola causa una moltitudine di sintomi: inizialmente si presentano nausea, vomito, mal di testa e infine la febbre emorragica. Il periodo di incubazione, ovvero quello che va dal momento del contagio all’insorgere dei primi sintomi, va da 2 a 21 giorni. La morte per consunzione sopravviene con rapidità fulminante nello stesso arco di tempo. Dei cinque ceppi di ebola esistenti, solo quattro sono letali per l’uomo. L’infezione può proseguire anche oltre i 60 giorni nei soggetti che sembrano guariti.
Il virus viene probabilmente diffuso da alcuni animali facenti parte della fauna africana quali chirotteri (pipistrelli), gazzelle, gorilla. Sembrerebbe che in queste specie il virus possa vivere senza che gli animali presentino alcun sintomo. Il virus passerebbe all’uomo tramite quello che viene chiamato bush-meat, cioè la carne ricavata dagli animali selvatici come le antilopi o gli scimpanzè.
Il virus ha elevate capacità di contagio, il quale avviene attraverso i fluidi corporei (muco, sangue, saliva, lacrime ed escrementi). La trasmissione avviene probabilmente anche tramite rapporti sessuali.
Misure di contenimento
La particolare arretratezza, la mancanza di collegamenti e la bassa concentrazione di abitanti nelle zone in cui è comparso il virus, ha permesso sempre di contenere in modo efficiente l’infezione. Questo ci fa capire il motivo per cui l’allarme lanciato dalle autorità competenti: l’ebola non è più limitato agli agglomerati più isolati, ma si è diffuso in centri abitati che superano il milione di abitanti (Conakry).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il contenimento dell’epidemia potrebbe richiedere tra i tre e i quattro mesi ma che comunque non sarà necessario, almeno per il momento, operare restrizioni ai viaggi o al commercio con i Paesi interessati. L’Oms avverte inoltre l’Italia di intensificare i controlli alle frontiere, in quanto i migranti africani potrebbe provenire dalle zone in cui l’infezione si è diffusa. Con circolare emanata il 4 Aprile, il Ministero della salute “raccomanda di adottare ogni utile azione di vigilanza in riferimento ad arrivi indiretti” dalle suddette zone: sono quindi stati allertati la Difesa, l’ENAC (l’Ente Nazionale per l’aviazione civile), gli enti regionali e l’I.N.M.I (L’Istituto Nazionale per le malattie infettive). Tutti gli enti allertati hanno ricevuto dal Dicastero una serie di adempimenti da svolgere al fine di assicurare il pronto intervento qualora fosse necessario.