Nassiriya non è stata una missione di pace per i soldati italiani. E’ quello che emerge dai servizi mandati in onda dalla trasmissione delle Iene. Ad occuparsene è l’inviato Luigi Pelazza che, nella puntata mandata in onda il 2 aprile, intervista un ex militare italiano che è stato in Iraq e fa delle rivelazioni sconvolgenti.
Leonardo Bitti ha passato venti anni nell’esercito italiano e ha fatto molte missioni all’estero, tra cui anche quella in Iraq, afferma che anche l’esercito italiano si è macchiato degli atroci crimini e dei disumani interrogatori che hanno compiuto i militari americani contro i prigionieri iracheni e che a suo tempo scandalizzarono tutta l’opinione pubblica. Leonardo Bitti è a Nassiriya nel 2003 e gli viene ordinato di portare una cisterna di acqua in una zona della base dove non era mai stato, in cui c’era una casetta bianca di cui ignorava l’esistenza. Arrivato lì capisce subito che c’è qualcosa di strano perchè c’erano militari che portavano i passamontagna, alcuni li avevano alzati mostrando il viso e certi avevano i manganelli. L’uomo riconosce i reparti di appartenenza dei soldati dalle divise, quelli con i manganelli erano del Battaglione San Marco, mentre gli altri erano dei Reparti Speciali addestrati per ogni tipo di intervento. Entrando nel locale il militare Bitti sente un forte odore di escrementi, di urina e nota la presenza di macchie di sangue. In delle tende vicine vede degli uomini inginocchiati, di cui alcuni nudi, con mani legate e la testa coperta con dei sacchi, attorniati da soldati armati. Per due mesi ha visto sempre le stesse scene ed afferma che è sicuro che si effettuassero delle torture per costringere i prigionieri a parlare. Quindi per i militati italiani non si è trattato di una missione di pace.
Nel servizio mandato in onda il 9 aprile un altro militare racconta quello che succedeva in Iraq nel 2003. Il nome non viene rivelato e il volto è oscurato, l’uomo a Nassiriya era un collaboratore del generale che comandava il contingente italiano a Nassiriya. Conferma che venivano fatti degli interrogatori violenti agli iracheni presi durante le retate che faceva il Sismi (servizio segreto militare italiano). Prima o poi tutti parlavano e forse qualche volta c’è scappato pure il morto.
Il militare parla anche dell’attentato avvenuto il 12 novembre del 2003 alla base italiana a Nassiriya, in cui persero la vita 19 persone. Sono stati gli americani a mandare un messaggio per avvisare i militari italiani che erano a rischio di attentato. Secondo il militare è stato un avviso per i politici italiani perché, se gli iracheni volevano colpire le gerarchie militari potevano fare l’attentato qualche ora prima in cui i “capoccioni” erano a cena nella caserma Maestrale. Dietro ci sarebbero gli interessi per ottenere gli appalti per ricostruire in Iraq. Appalti ottenuti da ditte di Milano, Bergamo e Como che hanno preso i soldi, ma senza occuparsi della ricostruzione. Si parla di legami loschi tra alti militari e politici italiani e sicuramente la vicenda rivelerà altre scottanti verità.