In passato, l’autorità che disciplina il commercio negli Stati Uniti (la Federal Trade Commission) aveva rimproverato i big della tecnologia e dell’e-commerce, come Apple, Google, ed Amazon, per aver implementato dei sistemi di acquisto online così semplici da poter essere usati persino dai bambini.
A quel tempo, magari, si pensava quest’accusa fosse una sorta di esagerazione iperbolica, ma quando successo qualche giorno fa, in Arkansas, farà ricredere tutti, visto che una bambina è riuscita a usare le impronte della mamma, addormentata, per comprare 250 dollari di Pokémon su Amazon!
Piccola premessa: Pokémon Go – il videogame della Niantic distribuito dalla Nintendo su piattaforma mobile – in questo caso non c’entra nulla: non si tratta, infatti, di una di quelle classiche follie che ha visto, sovente, per protagonisti individui che, presi dalla frenesia del gioco, hanno dilapidato intere fortune in acquisti in-app.
In questo caso, ad essere protagonisti della vicenda, sono stati i pelouche/pupazzetti della serie animata Pokémon (andata in onda a cavallo degli anni ’90) che la piccola Ashlynd – un’intraprendente bimba di 6 anni dell’Arkansas – voleva collezionare in qualità di novella Ash Ketchum (il ragazzo, allenatore di mostriciattoli, con l’ambizione di diventare “Maestro Pokémon”). I pupazzetti in questione sono ben 13, riguardano vari personaggi della Saga, alcuni dei quali ripresi in varie pose (ad es. Pikachu è “immortalato” mentre riposa, mentre fa l’occhiolino, mentre regge una mela, etc), e – in alcuni casi – possono arrivare a costare – in media – sui 17/20 dollari.
Va da sé che, verosimilmente, Betania Howell – la madre della bimba – non avrebbe mai donato alla sua pargoletta tutto l’assortimento in questione: di certo, avrebbe incaricato Santa Claus di recapitare ad Ashlynd almeno un paio degli esemplari più carini, certa di farla comunque felice.
Peccato che la signora Howell non avesse fatto i conti con una micidiale combinazione, rappresentata dalla sua stanchezza, e dalla furbizia della sua anche troppo sveglia figlioletta. Erano i giorni che precedevano il Natale, sempre carichi di molteplici impegni, quando Betania si stendeva sul divano di casa, per concedersi una siesta post prandiale: lasciando, ahilei, le sue dita incustodite.
Nel mentre la signora dormiva, infatti, la piccola Ashlynd le si è avvicinata di soppiatto, le ha tenuto candidamente la manina sollevata sino ad imprimerne il pollice sul Touch ID che bloccava l’iPhone dei genitori. A quel punto, superato il primo varco, è stato facilissimo ripetere la proceduta per autorizzare l’acquisto del carrello di Amazon, che l’astuta bimba aveva provveduto a riempire di tutto punto, con i suoi amati pupazzetti.
Quando Betania si è svegliata, una notifica del suo iPhone l’ha subito messa in allarme in merito alla natura dello strano acquisto e, vista l’entità della spesa (250 dollari), sulle prime, si è pensato all’eventualità che qualche hacker avesse preso il controllo del melafonino. Niente di tutto questo, invece, ha esclamato – candida – la piccola Ashlynd che – vinta l’incertezza del momento – ha ammesso di aver fatto solo “un po’ di shopping”. Dando, e su questo ci ha tenuto a rassicurare i genitori, il corretto indirizzo di casa, affinché le compere non venissero recapitate ad altri.
Superato lo shock anche della rivelazione in oggetto, Betania ha contattato il servizio clienti di Amazon, ed ha spiegato tutto l’accaduto, riuscendo – alla fine – ad ottenere di rinunciare almeno all’acquisto di 4 dei 13 pupazzetti ordinati: qualcosa avrà risparmiato di certo, ma abbiamo il vago sospetto che la signora, protagonista del racconto, non potendo cancellarsi le impronte…opterà – quanto meno – per il dormire, d’ora innanzi, con un bel paio di guanti stretti alle mani!